Semplice e dirompente: 600 euro al mese per disoccupati e precari che non raggiungono i 7200 euro all’anno. Qualche giorno fa è stata presentata una proposta di una legge di iniziativa popolare per istituire il reddito minimo garantito anche in Italia. Il testo della proposta di legge è stato scritto con il supporto del BIN-Italia (Basic Income Network), un’associazione che da anni si batte per introdurre anche nel nostro Paese una misura di welfare presente in tutta Europa tranne che in Italia e in Grecia. La proposta è sostenuta da un comitato aperto e trasversale, che vorrebbe replicare quanto avvenuto per i referendum sull’acqua e sul nucleare e che vede la presenza di movimenti, associazioni, partiti e sindacati: da Tilt al Popolo Viola, dal Bin ad Antigone, da Emmaus fino a Sinistra Ecologia e Libertà. Per presentare la legge di iniziativa popolare occorrono 50.000 firmeda raccogliere entro la fine del 2012.
Come San Precario Milano abbiamo deciso di partecipare a questa iniziativa perché riteniamo che una misura di sostegno a chi ha perso il lavoro, a chi è disoccupato, a chi passa da un contratto all’altro, a chi cerca lavoro, sia uno strumento importantissimo per combattere la precarietà. Da sempre chiediamo un reddito di base, e crediamo che anche questa campagna sarà importante per mettere il reddito al centro del dibattito politico. Tanto per dire, non è accettabile che ministri comeFornero liquidino una proposta seria e accettata in tutta Europa con la motivazione offensiva “con il reddito gli italiani starebbero tutti a casa a mangiare pasta al pomodoro” . Il reddito garantito è una misura serissima e non una boutade da trasformare in barzelletta: i nostri “tecnici” che hanno studiato in Europa dovrebbero saperlo bene. Eppure la resistenza ideologica a una misura di welfare di questo tipo è ancora fortissima.
Il reddito non è una misura assistenziale ma piuttosto uno strumento per favorire la cittadinanza e ridare dignità a precarie e disoccupati. Infatti permetterebbe di uscire dal ricatto, di non accettare qualsiasi condizione di lavoro, anche quelle semi-schiavistiche cui siamo ormai abituati. Il punto più criticabile di questa iniziativa per noi è l’assenza del termine incondizionato: il reddito è subordinato alla disponibilità immediata ad accettare un impiego, il che potrebbe tramutarsi in un ricatto. Tuttavia l’offerta di lavoro deve essere congrua, cioè adeguata agli studi e le competenze acquisite da una persona nei suoi lavori precedenti e al salario percepito. Molto importante invece è che la proposta contiene anche l’istituzione di un salario minimo orario per tutti i lavoratori. Quì la proposta di legge completa.
La cosa che ci piace di più è la possibilità di costruire un comitato promotore dal fronte ampio e variegato in grado di riunificare forze anche molto diverse in nome di una proposta concreta, come avvenuto per la campagna sull’acqua pubblica. Certo, la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013 è alle porte e potrebbe vanificare gli sforzi che molti soggetti stanno mettendo in questa campagna, ma abbiamo deciso comunque di cogliere l’occasione. Del resto l’antidoto migliore per salvare una campagna come questa dal campo minato delle elezioni e dei bisogni di questo o quel partito è la partecipazione più vasta e aperta possibile di chi ha a cuore i diritti in questo paese. Chiunque (gruppi, associazioni, singoli) può aderire. E poi, crediamo che sia ora che tutte le forze politiche, partiti e sindacati, si schierino apertamente e senza preconcetti sulla questione del reddito. Per noi precari, precarie e disoccupati è questione di sopravvivenza, e non di scadenze elettorali.
Se vuoi saperne di più sul reddito, puoi leggere anche le nostre FAQ, che avevano sollevato un bel dibattito su questo blog. Speriamo che anche la proposta di legge serva, tanto per cominciare, a discutere seriamente di reddito minimo garantito.
Pubblicato su: Il Fatto quotidiano online 12 luglio 2012