Depositato il 22 dicembre 2015 al Tribunale di Milano un ricorso contro la Regione Lombardia sulla proposta del reddito d’autonomia della giunta Maroni a rischio discriminazione. Lo affermano ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e APN (Avvocati per niente) dopo aver atteso invano riscontro alla lettera inviata lo scorso 21 ottobre in cui venivano segnalati alla Giunta Regionale i profili di illegittimità delle delibere.
Innanzitutto le Associazioni denunciano la previsione di un requisito di residenza quinquennale in Lombardia per l’attribuzione del cd “bonus bebè” (euro 800,00 per ogni nuovo nato dal 8.10.15 al 31.12.2015) in contrasto con la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo che vieta differenze di trattamento dei minori in relazione alla condizione dei genitori, ivi compresa la condizione di migrante interno o esterno.
Sul punto, ASGI e APN ricordano inoltre nel ricorso che l’aver previsto tale requisito per entrambi i genitori rappresenta una disposizione volta evidentemente a escludere proprio gli stranieri, per i quali il soggiorno nel nostro paese comincia spesso in momenti diversi per i due genitori “con uno che apre la strada dell’esperienza migratoria e l’altro che segue – normalmente a distanza di anni – con ricongiungimento familiare.”
Risulta discriminatoria anche la previsione per i soli stranieri di un requisito di attività lavorativa (escludendo così proprio le persone più bisognose) e di un requisito di lungo-residenza per l’accesso al “Fondo regionale affitti” un contributo alle famiglie in condizioni particolarmente disagiate per il pagamento del canone di affitto.
“Ad oggi sono almeno 5 le sentenze della Corte Costituzionale che hanno dichiarato incostituzionali leggi regionali che prevedevano requisiti differenziati tra italiani e stranieri per l’accesso a prestazioni assistenziali, ivi comprese quelle di sostegno alla locazione” dichiarano gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, firmatari del ricorso – “e dunque appare sorprendente che la Giunta li riproponga in un provvedimento amministrativo”.
Tali previsioni, oltre a essere discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri, contrastano anche con la esigenza di favorire la mobilità delle persone in relazione alle richieste del sistema produttivo. “Finirebbero per impedire una vera azione di contrasto alla povertà che – come rilevato anche da recenti ricerche – colpisce soprattutto coloro che sono costretti a spostarsi da una regione all’altra” concludono gli avvocati.
ASGI e APN invitano pertanto la Giunta regionale e il Consiglio regionale – che potrebbe essere chiamato presto a valutare tali provvedimenti qualora la giunta ritenga di trasformare le misure provvisorie in legge regionale – a tenere in considerazione sin d’ora i rilievi portati all’attenzione del giudice, eliminando i requisiti in contrasto con le previsioni di legge e con i principi costituzionali.