Il sito dell’INPS è dalla mezzanotte ed un minuto del 1 aprile non raggiungibile. Decine di migliaia di click lo hanno mandato in frantumi, come fosse un corteo telematico di tutti coloro che per decenni non hanno avuto uno straccio di sostegno al reddito. Tra precari e autonomi, quelli che passano dal lavoro al non lavoro, che vivono di lavoretti occasionali, di lavori invisibili e senza diritti si sono palesati con tutta la loro forza numerica. Un click, decine di click, migliaia, milioni di click per accedere al bonus di 600 euro ed ecco che il sito INPS, uno dei più importanti e strutturati, anche dal punto di vista tecnologico, viene giù. Il Presidente dell’INPS Tridico afferma a La Stampa “situazione mai vista prima”. Eppure sono almeno trenta anni che tutta la letteratura sociologica, del lavoro, delle trasformazioni dettate dalla rivoluzione tecnologica e delle riforme del mercato del lavoro, raccontano di questo esercito di senza diritti che sopravvive in mille modi diversi. Ecco qui, è bastato annunciare che forse anche per questi c’era un sostegno economico, che si sono palesati con tutta la loro forza. A dimostrazione della necessità, già ieri, ancor di più oggi e certamente domani, della necessità di formulare un diritto al reddito che sia più universale possibile ed incondizionato. Si perché qui cade anche la narrazione che ha accompagnato il reddito di cittadinanza, quella che raccontava di persone adagiate sui divani che non farebbero nulla. Come se la povertà, se la difficoltà economica, fosse colpa di chi si trova in quella condizione. Una fantastica auto assoluzione delle classi dirigenti, delle politiche disastrose di austerità, di vincoli di bilancio, di jobs act e via dicendo. Altro che poveri per colpa loro. Ed infatti anche il reddito di cittadinanza introdotto in Italia nel 2019 non è riuscito ad intercettare questo esercito che oggi fa crollare il sito INPS in poche ore. Mettere dei paletti stringenti al reddito di cittadinanza, criteri di accesso, vincoli ed obblighi, ha significato concretamente non raggiungere, non solo tutte le persone in condizioni di povertà estrema, ma anche l’esercito dei precariamente occupati, dei professionisti a partita iva, delle tante collaborazioni. Oggi diventa ancora più chiaro perché lo strumento del reddito deve essere accessibile, individuale e incondizionato. Oggi più che mai dunque è necessario ripartire dall’estensione dell’attuale reddito di cittadinanza (come nella piattaforma della raccolta firme), superando anche la logica delle carte acquisto, un diritto che dura nel tempo e non un bonus a scadenza, che sia anche un segnale di inversione di tendenza per le politiche pubbliche e fiscali. L’emergenza coronavirus mostra tutte le ragioni di avere una sanità pubblica ancora più forte, mostra tutte le ragioni del welfare come investimento e non come costo. Ed è lo stesso per quanto riguarda il diritto ad un reddito garantito. Oggi con ancora maggiore forza si evidenzia la necessità di questo investimento sulle persone attraverso un reddito universale ed incondizionato, non solo per fronteggiare la crisi, ma per una società migliore. Non servono solo posti letto per oggi, serve un’idea di sanità pubblica come diritto alla salute, non serve un bonus solo per oggi, ma un reddito come diritto economico per garantire la dignità, l’esistenza e la libertà delle persone. La più grande rivendicazione di un reddito in questo momento passa proprio dalle centinaia di migliaia di click che hanno raggiunto il sito dell’INPS. Altro che divani, reddito per tutti!
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