(Public Policy) – Roma, 12 apr – Reddito minimo garantito a inoccupati, disoccupati, precari. Questa la proposta di legge popolare, che ha raccolto oltre 50 mila firme e sostegno bipartisan (ne ha fatto la sua bandiera Sel ma
anche alcuni M5s la stanno rilanciando su Facebook, visto che il tema fa parte del loro programma) che verrà presentata in Parlamento il 15 aprile.
La proposta di legge è frutto del lavoro dei promotori della campagna “Reddito minimo garantito” (tra cui Sel, Fp-Cgil, Prc, Bin Italia e Leoncavallo), che sta raccogliendo firme dal giugno del 2012 e che il 15 aprile le porterà materialmente a Montecitorio.
La proposta di legge è frutto del lavoro dei promotori della campagna “Reddito minimo garantito” (tra cui Sel, Fp-Cgil, Prc, Bin Italia e Leoncavallo), che sta raccogliendo firme dal giugno del 2012 e che il 15 aprile le porterà materialmente a Montecitorio.
CHI SONO I BENEFICIARI
Per accedere al reddito minimo garantito, erogato dall’Inps, secondo la proposta di legge bisogna: – essere residenti in Italia da almeno 24 mesi;
– essere iscritti alle liste di collocamento dei centri per l’impiego, salvo che per lavoratori autonomi, lavoratori a tempo parziale, oppure lavoratori che hanno subito la sospensione della retribuzione nei casi di aspettativa non
retribuita per gravi e documentate ragioni familiari; – aver avuto, nell’anno precedente alla domanda, un reddito personale imponibile non superiore ad 8 mila euro (questo significa che se si percepisce un assegno minimo superiore
ai 600 euro al mese, l’anno dopo non si può chiedere il reddito minimo, in quanto la domanda deve essere ripresentata ogni anno);
– avere un reddito familiare complessivo non superiore a
una cifra che dovrà essere decisa da un regolamento
successivo;
– non aver maturato i requisiti per il trattamento
pensionistico;
– non essere in possesso a livello individuale di un
patrimonio mobiliare o immobiliare superiore a quanto
stabilirà un regolamento (è esclusa dal conteggio la prima
casa).
REDDITO MINIMO DA 600 A 1.900 EURO AL MESE
La proposta prevede, per inoccupati, disoccupati e precari, un beneficio individuale in denaro pari a 7.200 euro l’anno, da corrispondere in importi mensili di 600 euro, rivalutati annualmente sulla base degli indici sul costo della vita dell’Istat.
L’importo cresce se si hanno dei familiari a carico. Se il nucleo familiare è di due persone il coefficente sale e il reddito minimo diventa di mille euro; tre persone 1.330 euro; quattro 1.630 euro; cinque 1.900 euro. Nella proposta di legge si rimanda poi a un regolamento, da far approvare al presidente del Consiglio, con cui valutare quanto erogare ai nuclei familiari in cui c’è più di un avente diritto o dei minori.
Inoltre si legge: “Il Governo è delegato, entro il termine di novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, a riformare la disciplina degli ammortizzatori sociali, in modo tale da introdurre un sussidio unico di
disoccupazione, esteso a tutte le categorie di lavoratori in stato di disoccupazione, indipendentemente dalla tipologia contrattuale di provenienza e dall’anzianità contributiva e assicurativa”.
CONTRIBUTO INTEGRATO PER SPESE IMPREVISTE
Oltre al reddito minimo erogato in contanti, la proposta di legge prevede anche, per chi ne ha diritto, un “contributo parziale o integrale per fronteggiare le spese impreviste, secondo i criteri e le modalità stabilite dal regolamento d’attuazione”. Ovvero bus, libri, prestazioni sanitarie
gratis o aiuti per pagare l’affitto.
CHI PAGA IL REDDITO MINIMO
La proposta di legge intende mettere in conto all’Inps le spese per sostenere il reddito minimo di cittadinanza e creare un Fondo da finanziare con la fiscalità generale. Nella proposta di legge infatti si legge: “A tal fine sono trasferite dal bilancio dello Stato all’Inps le somme necessarie, con conguaglio, alla fine di ogni esercizio, sulla base di specifica rendicontazione. Per il finanziamento del reddito minimo garantito è istituito un Fondo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, in cui confluiscono dotazioni provenienti dalla fiscalità
generale”.
DOMANDA A CENTRI IMPIEGO
La domanda di reddito minimo garantito va presentata al centro per l’impiego del luogo di residenza del richiedente, ogni anno. “Il centro per l’impiego – si legge – acquisisce la documentazione necessaria e provvede nel termine di dieci giorni. In caso di mancata risposta la domanda si intende accolta, fatta salva la facoltà di revoca del beneficio in caso di adozione tardiva del provvedimento di reiezione della domanda”.
IN CASO DI CIG, PENSIONE SOCIALE, SOCIAL CARD
La proposta fa saltare l’erogazione dell’assegno nel caso in cui si sia beneficiari di altri trattamenti di sostegno al reddito di natura previdenziale. Ovvero: cassa integrazione, assegno sociale, pensione sociale, assegno ai nuclei familiari numerosi, assegno di maternità di base, pensione di inabilità, indennità di frequenza, assegno di invalidità, pensione per i ciechi, pensione per i sordi, social card minori, social card anziani.
CAUSE DI DECADENZA
La proposta prevede che il reddito minimo decada se:
– si è dichiarato il falso;
– si è compiuto il 65esimo anno d’età;
– si riceve la pensione;
– si venga assunti con contratto di lavoro subordinato o
parasubordinato, o si svolga un’attività autonoma, in tutti i casi con un reddito imponibile superiore agli 8 mila euro;
– se si rifiuta una proposta di lavoro offerta dal centro per l’impiego territorialmente competente. Sempre che sia più bassa del salario precedente e della professionalità acquisita.
Pubblicato su: Public Policy 12 aprile 2013