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Reddito minimo garantito come riconoscimento di un diritto, non come carità

di BIN Italia

Comunicato del BIN Italia in merito alla proposta di sussidio social card annunciato dal Governo Letta il 27 novembre 2013

Nel maxi-emendamento della legge di stabilità  2014 compare una nuova misura che viene presentata nelle dichiarazioni del vice-ministro all’Economia Stefano Fassina sotto la dicitura di reddito minimo di inserimento, finanziata per 3 anni a 40 milioni di euro l’anno. Tali risorse dovrebbero confluire nel fondo contro la povertà, che attualmente gestisce la Social Card. In realtà  tale provvedimento non ha nulla a che fare con l’introduzione di un reddito minimo garantito come già  presente in tutti  gli altri paesi europei in quanto assolutamente inidonea a garantire la dignità delle persone a rischio di esclusione sociale.

La misura prevista si avvicina in effetti alla proposta di Sia (Sussidio per l’inclusione attiva) formulata recentemente dal Ministero del lavoro da un gruppo di studiosi che, per espressa dichiarazione della stessa Commissione, per essere sperimentata avrebbe bisogno di un finanziamento di almeno un miliardo e mezzo, senza però garantire livelli di vita decenti per tutti coloro che versano in situazioni di grave disagio sociale. Inoltre la Sia in cambio di una erogazione di reddito insufficiente sottopone il soggetto a numerosi obblighi al limite della coercizione.

Questa sorta di nuova Social Card prevederebbe 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2016 ai fini della progressiva estensione su tutto il territorio nazionale, non già  coperto, della sperimentazione di cui all’ articolo 60 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n.35, cioè, appunto, la sperimentazione della nuova carta acquisti.

I soldi stanziati servirebbero ad un limitato aumento della platea dei possibili beneficiari dell’attuale Social Card (essenzialmente nel Centro-nord) finora esclusa.

Il Ministro Giovannini è stato dunque costretto, anche da una protesta molto diffusa tanto tra social media e da richieste di chiarimento da parte di numerose associazioni (non ultimo il BIN Italia), a rettificare quanto dichiarato da alcuni componenti del Governo, ribadendo che non si tratta di “reddito minimo garantito ma solo un finanziamento di 120 milioni in tre anni al Fondo per la povertà  ed un restyling della Social Card“.

Il Bin Italia, sostenitore della necessità di introdurre un reddito di base come diritto fondamentale per la dignità e l’autonomia della persona, ha partecipato insieme ad altre 170 associazioni e movimenti alla campagna di raccolta firme per l’introduzione di un reddito minimo garantito, denuncia la plateale insufficienza della proposta del Governo che non è assolutamente, sotto tutti i profili, un primo passo verso una misura di reddito minimo, anzi ne sovverte la logica e le finalità.

Malgrado i numeri della condizione sociale italiana raccontino ormai di milioni di precari-e e disoccupati senza futuro e senza pensione, di milioni di nuovi poveri e di famiglie ormai sul lastrico non si tenta in modo credibile di affrontare la situazione; tra i paesi dell’Ue, l’Italia si è conquistato il primato di avere il più alto tasso di crescita delle persone a rischio di esclusione sociale. 40 milioni di euro l’anno  per combattere la povertà suonano come una forma di irrisione verso costoro, posto che la sola nuvola di Fuksas, il nuovo Palazzo dei Congressi di Roma, pare dover costare non meno di 400 milioni di euro!

Come BIN Italia riteniamo che vada al più  presto ripresa l’iniziativa sociale, politica e culturale  sulla necessità  di una legge che istituisca un diritto al reddito che preveda inderogabilmente una soglia reddituale economica sotto la quale nessun cittadino deve poter scendere. Che si riprenda allo stesso tempo la via istituzionale per vagliare nel merito le proposte in campo (a partire dalla legge di iniziativa popolare) ferme in Parlamento, per arrivare ad una convergenza su una misura in grado di garantire la dignità essenziale delle persone.

Crediamo che su una proposta del genere sia possibile costruire una maggioranza tanto trasversale, quanto solida, in grado di legiferare su un tema cosi urgente.

Consiglio direttivo del BIN Italia (http://www.bin-italia.org/)

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