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Come un esperimento sul reddito di base ha aiutato 6 mila keniani ad affrontare la crisi della COVID-19

Nell’ottobre del 2016 GiveDirectly, un’organizzazione no-profit che nell’Africa Orientale aiuta le famiglie che vivono in condizioni di povertà estrema, ha lanciato un progetto pilota della durata di 12 anni per testare il reddito di base e i suoi effetti su quattro gruppi di villaggi della parte occidentale del Kenya per un totale di circa 26 mila persone coinvolte.

Il reddito di base universale, di cui abbiamo parlato recentemente in questo articolo, è un reddito erogato dallo Stato ai suoi cittadini, indipendentemente dal loro patrimonio o dalla condizione lavorativa. I sostenitori del reddito di base sono convinti che questo strumento possa sostituire efficacemente i sussidi basati sul reddito, ridurre le disuguaglianze e migliorare il benessere delle persone, offrendo loro la sicurezza finanziaria necessaria per vivere nella società. I critici di questo modello affermano che un reddito di base universale potrebbe danneggiare la produttività nazionale e sarebbe troppo costoso da implementare. Alcuni studi suggeriscono il contrario.

Quello kenyota è l’esperimento più grande e più lungo al mondo sul reddito di base. E per via della sua durata ed estensione sociale, è considerato da molti come la prima applicazione reale del reddito di base universale. L’obiettivo dello studio è mettere a confronto quattro gruppi di villaggi: 40 villaggi, nei quali vivono circa 6 mila persone, ricevono un reddito di base a lungo termine per la durata di 12 anni (corrispondente a 75 centesimi giornalieri versati su base mensile); 80 villaggi, con un totale di 12 mila abitanti, hanno ricevuto un reddito di base a breve termine durante due anni (fino a dicembre 2019); 80 villaggi hanno invece ricevuto dei pagamenti forfettari da amministrare liberamente; per ultimo, 100 villaggi non ricevono alcuna somma di denaro in quanto rientrano nel gruppo di controllo.

Una valutazione preliminare di GiveDirectly ha rilevato che i destinatari non solo si alimentano meglio e soffrono meno la fame, ma godono anche di una maggiore salute psicologica che deriva dalla sicurezza economica. Inoltre, si sono dimostrati capaci di amministrare correttamente il denaro, attraverso investimenti costosi ma utili come tetti di ferro e animali da fattoria, che permettono di generare profitto. Il reddito di base, in conclusione, li ha resi meno affamati, più felici, più produttivi, più ricchi. E il denaro ha stimolato l’economia della zona, beneficiando non solo i destinatari dei versamenti ma, indirettamente, anche gli abitanti dei villaggi vicini.

Come nel caso di David, che lavora come costruttore di case e la cui storia è raccontata in un post sulla pagina Facebook di GiveDirectly: l’incremento del benessere economico nei villaggi appartenenti al programma ha fatto sì che molte più persone decidessero di ampliare le proprie case o costruire nuove abitazioni. E David, pur non ricevendo nessun reddito di base, ha avuto improvvisamente tanto lavoro da dover assumere altre tre persone per aiutarlo.

GiveDirectly vuole mostrare al mondo che il reddito di base universale è un modo economico e fattibile per aiutare le persone più povere del pianeta. “Le risorse per eliminare la povertà estrema esistono”, ha dichiarato tre anni fa al New York Times Michael Faye, fondatore di GiveDirectly. Ma queste risorse sono spesso mal distribuite o, banalmente, sprecate. La sua organizzazione non profit vuole creare una piattaforma che permetta di far arrivare il denaro ai più bisognosi del mondo con versamenti diretti e a costi ridotti.

L’importanza del reddito di base durante la pandemia

Con l’arrivo della pandemia di COVID-19, il governo del Kenya ha imposto un duro lockdown nella speranza di rallentare la diffusione del virus, ma come anche in altri paesi che hanno adottato misure restrittive analoghe, gli impatti sull’economia sono stati devastanti. Ciò ha spinto i ricercatori a chiedersi: come influisce il reddito di base sul modo in cui le comunità reagiscono a una grave crisi economica?

Dopo aver esaminato i dati degli ultimi mesi, scrive Vox, Abhijit Banerjee, economista del MIT vincitore del premio Nobel nel 2019, Michael Faye di GiveDirectly, Paul Niehaus dell’Università della California di San Diego e Tavneet Suri del MIT hanno pubblicato un working paper (il che significa che non è stato ancora sottoposto alla peer review) sulle loro incoraggianti scoperte.

Anche un reddito di base minimo è capace di aiutare in una situazione profondamente difficile. Sono stati confermati i risultati di precedenti studi ed esperimenti sul reddito di base: la sicurezza economica data da una somma che permette di sopravvivere è tale da migliorare la condizione di vita degli individui sia dal punto di vista alimentare che dal punto di vista psicologico, due aspetti di vitale importanza per la salute delle persone.

Inoltre, il reddito di base ha permesso di salvaguardare ciò che la comunità aveva costruito con i propri investimenti durante gli ultimi anni. Molte persone avevano deciso di avviare attività in modo da incrementare il proprio reddito, spiega Tavneet Suri, uno dei coautori del paper, intervistato da Vox. Con l’arrivo della pandemia, queste persone hanno dovuto rinunciare al reddito derivato dalle proprie attività, ma queste ultime non sono fallite. Un piccolo imprenditore, grazie al reddito di base non è costretto a chiudere il proprio negozio, perché gode di una prospettiva di futuro grazie alla sicurezza economica che quella piccola somma di denaro rappresenta.

Un’altra scoperta importante dello studio è che le persone che ricevono un reddito di base hanno meno probabilità di ammalarsi. Questo si deve probabilmente al fatto che poter contare su un’entrata economica stabile, per quanto piccola sia, permette di mangiare meglio, accedere all’acqua pulita e riposare quando il corpo ne ha bisogno. E durante una pandemia, il semplice fatto di avere i propri bisogni vitali coperti, consente alle persone di stare in casa e non esporsi a situazioni a rischio di contagio.

In un paese povero, secondo i ricercatori, durante un periodo di relativo benessere il reddito di base incoraggia a investire nel proprio futuro, ad esempio creando imprese o migliorando la propria formazione. E nei momenti difficili, è capace di mitigare la crisi economica e permettere alle persone di alimentarsi e sopravvivere. Altre ricerche sono giunte alla stessa conclusione.

I risultati dello studio suggeriscono che il reddito di base universale può essere uno strumento utile se vogliamo aiutare le zone più povere del pianeta a sopportare le crisi che ci attendono, dal riscaldamento globale alle prossime pandemie.

Tratto da Valigia Blu 14 settembre 2020

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