La “piccola grande sperimentazione” (ma una grande storia di umanità) di un reddito di base in Burkina Faso, che ha visto coinvolta, in parte, anche l’Associazione per il reddito di base BIN Italia. Pubblichiamo qui, estrapolato dal Quaderno per il Reddito n°10 (Novembre 2019), la sola parte dedicata a questa piccola grande esperienza alla quale abbiamo avuto l’onore di “partecipare” mettendo a disposizione tempo, studi ed idee.
“A maggio 2018, mentre eravamo in procinto di discutere l’importanza di realizzare una pubblicazione sulle sperimentazioni del reddito di base in Africa, arriva una e-mail con destinatario il BIN
italia. Di e-mail alla nostra associazione ne arrivano molte, ma questa ci incuriosisce subito: «Ho letto con estremo interesse il nuovo saggio [di S.Gobetti e L. Santini] dal titolo Reddito di base
tutto il mondo ne parla. io sono, come si dice, un profano in questo campo, essendo un sacerdote veronese in pensione. comunque queste problematiche mi hanno da sempre interessato. Di
mia assoluta iniziativa ho dato vita quest’anno a una proposta simile. Vorrei spiegarla in poche battute. io sono in contatto con una missione di suore cattoliche in burkina Faso. Lei può ben intuire
la situazione. ebbene, mi è venuta questa idea: ho fatto scegliere, dalla suora responsabile di una scuola di villaggio, il nominativo di 10 famiglie, scelte tra le più povere. con queste famiglie
mi sono impegnato a versare per un anno il salario medio che in quel paese percepisce un operaio. Ho chiesto alla suora di non dire la fonte del loro reddito, solo di assicurare che per un
anno, mensilmente, ogni famiglia avrebbe ricevuto 60 dollari. Nessuna condizione previa è stata richiesta: né che spendessero bene la somma, nè che fossero “buona gente”, né che dovessero
rendere conto di come avrebbero speso i soldi… o altro. Solo che la suora avrebbe “monitorato” con discrezione come le cose andavano a finire, onde non fare più danni che benefici. il problema
che vi pongo è questo: come valutare l’esperienza?».
In sostanza si tratta di una “semplice” donazione di denaro che però, così come proposta dallo scrivente – Don Enrico – acquista un altro valore poiché la sua «opera buona» possiede di fatto gli elementi di un reddito di base incondizionato. Si tratta cioè di un’erogazione economica, mensile, senza alcuna condizionalità o obbligo particolare per coloro che ricevono il denaro.
Il consiglio direttivo dell’associazione BIN italia si è messa al lavoro e nel giro di qualche settimana è stato realizzato uno «strumento» proprio per venire incontro alle esigenze espresse dai proponenti, necessarie per monitorare – e possibilmente fare delle valutazioni – di questa interessante iniziativa.
Certo, avere notizie con continuità dal Burkina Faso non è semplice. Non sempre è possibile comunicare con chi si trova nel paese e ancora più difficile può essere farlo via internet. Per questo cominciare a ragionare insieme su un questionario – che potesse raccogliere più informazioni possibili – ci è sembrato la cosa più utile da proporre. uno strumento di lavoro condiviso da inviare a chi si trova sul campo, che fosse possibile utilizzare con calma e nei tempi disponibili. Il questionario proposto è stato diviso in due sezioni. La compilazione della prima parte era destinata a chi sul campo si occupa dell’erogazione, la seconda parte era invece destinata direttamente ai beneficiari. I due questionari avrebbero dovuti essere rinviati in italia dopo 6 mesi il primo, e dopo 6 mesi il secondo. Ed è così che con una puntualità quasi Svizzera e malgrado le difficoltà presenti nel paese, il 15 gennaio 2019 ci è arrivata la prima parte e alla fine di aprile del 2019 la seconda parte del questionario. In questo articolo presentiamo le risposte alle domande del questionario e alcune riflessioni su questa esperienza in Burkina Faso.”
Tratto da Quaderni per il Reddito n°10 “Reddito di base in Africa. Le sperimentazioni e il dibattito”
Per leggere la storia della “sperimentazione in Burkina Faso”clicca qui