Il Bin Italia ha promosso una serie di interviste sul tema del reddito garantito tra alcuni autori, esponenti politici, liberi pensatori, sociologi, giuristi etc. al fine di continuare ad allargare ed approfondire il dibattito sul reddito garantito.
Qui intervistiamo: Luigi Narni Mancinelli, Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Salerno, operatore culturale in società cooperative e di volontariato
1) Il Novecento è stato il secolo del riconoscimento, nelle Carte costituzionali e nella legislazione ordinaria, dei diritti sociali e del lavoro. Cosa pensa sia necessario oggi per una tutela più efficace dei diritti sociali?
Negli ultimi anni c’è stata una forte riduzione dei diritti. Bisognerebbe invece allargarne il riconoscimento oltre il lavoro salariato.
2) Quali misure le sembrano più indicate per fronteggiare i processi di precarizzazione del lavoro? Che ruolo può svolgere in tale ambito uno strumento come il reddito garantito? E cosa differenzia secondo lei “il reddito garantito” da un ammortizzatore sociale?
Aumentando la base di reddito individualmente garantita potrebbero crescere anche i salari dei lavoratori dipendenti, essendoci meno gente disposta a tollerare lavori poco retribuiti, non sicuri o dannosi per l’ambiente. Mentre un ammortizzatore sociale interviene sporadicamente e in maniera limitata, la garanzia di reddito è una misura universale che alzerebbe il livello complessivo della protezione sociale.
3) In molti Paesi europei, tramite le cosiddette politiche di workfare, l’erogazione di misure di sostegno al reddito sono vincolate al lavoro e quindi colui o colei che lo riceve deve accettare qualsiasi lavoro altrimenti perde il beneficio del reddito. Crede che il reddito garantito debba essere vincolato al lavoro? Se si perché? Se no perché?
Credo che il reddito garantito non debba essere vincolato al lavoro, perché così la società potrebbe maggiormente diversificarsi e crescere culturalmente aldilà della subordinazione lavorativa, influenzando positivamente anche quest’ultima. Credo però che il workfare europeo sia sempre meglio dell’inesistente welfare italiano dove non sono garantiti né ammortizzatori sociali significativi né si aiutano i disoccupati a rientrare nel mondo del lavoro.
4) Quali ruoli potrebbero avere i vari livelli istituzionali, da quello comunitario a quello nazionale, fino a quello dei governi e delle autonomie locali, per costruire una proposta di reddito garantito?
Penso che ci dovrebbe essere un’integrazione necessaria tra i vari livelli, anche per quanto riguarda il finanziamento del reddito garantito.
5) Secondo lei perché la tematica del reddito garantito fa così fatica a entrare nell’agenda politica italiana? Quali solo le resistenze maggiori?
Perché siamo un paese culturalmente arretrato, con una classe dirigente incattivita e ottusa, che non ha mai conosciuto nemmeno una riforma protestante di tipo individualista ma solo controriforme e gattopardismi. Le resistenze maggiori oggi sono nell’ideologia liberista che accomuna destra e sinistra.
6) Quali pensa siano le criticità per istituire una misura di reddito garantito e come si possono superare? E quali pensa siano le criticità nel caso ci fosse un reddito garantito e come si possono superare?
Andrebbe affrontato un cambiamento anzitutto culturale, anche trasversale alle varie forze politiche. Le criticità dell’applicazione del reddito garantito riguardano principalmente il finanziamento della misura e il rapporto con il lavoro salariato. Il finanziamento riguarda scelte socio-economiche di fondo, come l’eventuale riduzione della spesa militare, una tassazione più equa ecc. Il rapporto tra reddito garantito e mondo del lavoro salariato è un processo complesso che andrebbe affrontato per gradi e in divenire. Il reddito potrebbe innescare un processo virtuoso che influenzerebbe il lavoro alzando gli standard generali. Ciò non toglie che si aprirebbero comunque delle grosse contraddizioni con il mercato e l’impresa privata che sarebbe interessante poter verificare.
Luigi Narni Mancinelli, Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Salerno, operatore culturale in società cooperative e di volontariato