Dopo quasi trent’anni di propaganda neo e social-liberista a favore del concetto di flessibilità, inganno semantico che cela realtà di precarietà sempre più generalizzata e capillare in tutta Europa, è necessario indicare un traguardo di autotutela sociale. Si tratta di fornire una risposta radicale agli ammortizzatori sociali, vere e proprie elemosine di non-diritti proposte da buona parte del centro-sinistra. Gli ammortizzatori sono pallidi palliativi per tenere sotto controllo le conseguenze nefaste della precarietà esplosa dopo il pacchetto Treu, che ha innescato il processo di sostituzione di contratti tipici con contratti atipici e precari e continuata con la Legge 30 (Biagi). L’effetto della legge Treu era stato di estendere le possibilità di lavoro precario in modo quantitativo mentre la Legge 30 ha lo scopo di consolidare i guadagni che le imprese traggono dalla precarietà e garantire il peggio possibile a chi è da poco entrato o si appresta a entrare nel mercato del lavoro. In questa breve nota vengono descritte alcune misure concrete per la garanzia di reddito e per l’accesso ai servizi primari della socialità, con indicazioni relative alle forme del loro finanziamento.
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