Analisi e interventi possibili intorno alla rivendicazione di un reddito garantito. Contributo dalla Spagna per un dibattito oltre le frontiere iberiche.
1. Quadro storico
Nel novembre del 1998 pubblicavo il libro La Economía crítica del bienestar (L’economia critica del benessere), Volume I dedicato al tema del Diritto al Reddito di cittadinanza. Uno degli obiettivi di questo compendio di articoli era quello di offrire una divulgazione dei principi base del Reddito di Cittadinanza (Renta Básica), oltre che di un metodo di analisi e di una applicazione dei concetti che caratterizzano l’Economia critica del benessere. Erano periodi in cui il dibattito nel nostro paese era quasi inesistente, si erano scritti giusto alcuni articoli che raccoglievano ormai polvere negli scaffali delle università.Con la prossima pubblicazione del Volume II ho la stessa pretesa: continuare ad utilizzare l’Economia critica del benessere per difendere, questa volta, la Renta Básica degli uguali (RBis) o modello forte di Renta Básica (RBmf) dagli attacchi che sta ricevendo; evidenziare il ruolo che potrebbe giocare la RBis come strumento di trasformazione dell’attuale società verso una più pragmaticamente utopica. Allo stesso tempo, continuo a mantenere una posizione di difesa di quei beni e servizi pubblici che compongono il modello attuale di benessere sociale: pensioni, sanità, istruzione, assistenza sociale, trasporti, casa, ecc. Gli articoli affrontano una serie di temi direttamente in relazione con il benessere della popolazione e finanziati dalla spesa sociale pubblica: all’interno della politica neoliberista dello Stato, vediamo come i differenti governi hanno come obiettivo principale privatizzare questi beni e servizi fondamentali per la cittadinanza. Nella mia esperienza di denuncia e di lotta non posso trascurare questi fronti.Quando ho cominciato a pubblicare i primi articoli sulla RB, nel 1994, le critiche mi venivano dai lavoristi e dai produttivisti a oltranza: la loro idea della vita umana era/è che è il sudore della fronte a dover guidare le nostre vite; persone e istituzioni per i quali l’alienazione e lo sfruttamento capitalista passavano/passano in secondo piano o erano/sono considerati irrilevanti.Da allora sono passati 10 anni, durante i quali l’idea e il lavoro di riflessione che ho realizzato in merito alla RB mi aprono un’ulteriore prospettiva, un’ altra messa a fuoco del tema. Sono passato da una lettura convenzionale della RB a svilupparne una più critica e più coerente con il mio impegno politico e sociale; una lettura e un metodo che mi pongono sempre in un processo di revisione e cambiamento. Tutte queste evoluzioni che hanno trasformato la RB nella Renta Básica degli uguali, hanno fatto sì che, ora, le critiche provengano proprio da quegli autori che continuano a difendere una lettura della RB di taglio più assistenziale e meno egualitaria; autori che si identificano con il modello debole della RB. L’antagonista sta proprio in casa nostra: alcuni riconoscono la dimensione del dibattito; con altri siamo in attesa che ne apprendano gli elementi e li pratichino. Quali sono i cambiamenti teorici e pratici che ho introdotto come parte del mio bagaglio di riflessione? Riassumendo, i cambiamenti fondamentali da tenere in considerazione si concentrano su due tipi di aspetti che penso siano inediti.
Nello sviluppo teorico per trasformare la RB in Renta Básica degli uguali- In merito alla giustificazione etica, ho avviato e introdotto le basi per una prima lettura anticapitalista della RB, in contrapposizione a quella tradizionale o convenzionale, di stampo liberale, avuta fino ad allora- In merito al concetto, lo ho ampliato per poter sviluppare per la prima volta una tipologia di RB. D’ora in poi facciamo riferimento alla distinzione tra modelli forti e deboli. Da qui nasce la necessità di abbandonare il termine al singolare di RB per cominciare a declinarlo al plurale (rentas básicas, RBs)- La scelta del modello presuppone un passo precedente indispensabile per affrontare il tema del finanziamento della RB. Dal modello dipende l’individuazione dei soggetti che percepiranno la RB, così come il come, il quanto e il quando. Soprattutto, la scelta del modello dipende da come si considera la RB, se come un elemento per fare giustizia o un mezzo per praticare la carità pubblica; se la consideriamo come fine a se stessa o come uno strumento per la trasformazione sociale- La scelta del modello, forte o debole, permetterà anche di analizzare gli impatti della sua istituzione nel mercato del lavoro, nel sistema sociale pubblico e nel modello di sviluppo dell’economia. I modelli deboli comportano appena un’alterazione di questi campi e per questo sono politicamente più percorribili e attrattivi per i partiti e per alcuni enti benefici. Al momento delle elezioni, sono più spendibili politicamente e costano poco.- Tutta questa riflessione mi permette di apportare una interpretazione articolata di alcuni dei temi relazionati trasversalmente con la RB: disegno una mappa dove si possono seguire le teorie della giustizia/ingiustizia, dei diritti umani borghesi, della fiscalità, del sistema delle relazioni lavorative, dei sistemi di benessere sociale, del modello auto-centrato di crescita economica e sviluppo sociale; o di temi come la povertà, la donna, l’immigrazione, ecc. – Finalmente questa lettura e l’uso anticapitalista della RB, così come l’idea di costruire un movimento dal basso sta interessando sempre più collettivi e organizzazioni di base che vedono nella RB uno strumento per la trasformazione sociale. La Renta Básica degli uguali inizia ormai ad essere considerata patrimonio comune di numerosi movimenti sociali.
Nello sviluppo praticoLa cosa più importante dei modelli è che permettono di simulare vari scenari e di fare diversi calcoli sulla quantità della RB, così come sulle diverse fonti di finanziamento che si possono applicare. All’interno della nostra ricerca, distinguiamo i seguenti aspetti:- Nel mio modello di finanziamento della RBis, il cui fondamento etico è rappresentato dalla dottrina della giusta ridistribuzione, considero lo Stato l’agente principale ai fini della sua implementazione. I principali strumenti per compiere questa funzione sono, più precisamente, l’utilizzo di una politica fiscale progressiva e la ridefinizione della spesa pubblica, nella quale, con un governo al potere di taglio liberal radicale, dovrebbe essere privilegiata la politica sociale su quella delle infrastrutture produttive.- Il metodo di calcolo che utilizzo è il Bilancio, composto essenzialmente da: politica fiscale (entrate) e politica di assegnazione della spesa pubblica (uscite). Il Bilancio non è utilizzato solamente dagli Stati, ma è anche lo strumento principale delle imprese, degli enti finanziari, comprese le associazioni e le organizzazioni senza scopo di lucro. Questo strumento contabile permette allo Stato di elaborare i Bilanci Generali e di stabilire una programmazione reale, una pianificazione e un controllo preventivo durante l’esercizio economico e fiscale; e alle imprese, alle banche e alle associazioni di stabilire una pianificazione per obiettivi e controllare le deviazioni reali che possono apparire nel breve, nel medio e nel lungo periodo, secondo l’orizzonte di pianificazione stabilito. Questo permette ai gestori di conoscere le cause che provocano le deviazioni e intervenire al momento dovuto per correggerle. In alcuni casi, nei quali le variabili posso essere trattate come numeri indice, i gestori e i responsabili possono anticipare le circostanze, introducendo misure che attenuino gli effetti negativi o riaggiustino quelli positivi.- Utilizzando questo metodo per la Catalogna, primo ambito di studio, ho potuto stabilire e stimare uno scenario con modello forte e diversi scenari con modelli deboli di RB. Se fosse stato applicato, avremmo potuto studiare le cause delle possibili deviazioni che sarebbero potute emergere. Conosciute le cause, si sarebbero potute applicare le politiche correttive conseguenti. Tutto calcolato fino all’ultimo centesimo, con il minimo di variabili supposte o stimate. Più tardi, nel 2003 e nel 2004, con Baladre1, abbiamo potuto applicare questa metodologia agli studi effettuati nelle comunità autonome di Andalusia ed Estremadura sulla possibilità di sostituire la renta agraria che percepiscono i lavoratori agricoli e il corrispondente Accordo per l’Impiego e la Protezione Sociale Agraria (AEPSA) con la RB nella sua versione di modello forte o RBis. Con gruppi di base del luogo cominceremo uno studio per provare quale saranno le possibilità e i limiti dell’applicazione della RBis alla Comunità di Castilla-La Mancha.
Ma adesso è necessario fare un passo in avantiPenso che sia giunto il momento di proporre e sviluppare il tema della RB. Prima però, ciò che bisogna fare è ripetere e chiarire qual è l’obiettivo da cui proveniamo: sottolineare che il nostro impegno politico e ideologico è per la trasformazione del sistema capitalista. Assicurarci, dunque, che niente, nessun progetto o proposta possano distrarci da questo impegno; e soprattutto aver riguardo a che tutto ciò che facciamo o pensiamo ci conduca verso questa direzione. Con questi presupposti di fondo, e inseriti già nel processo, abbiamo dato avvio ad un lavoro per fare in modo che il concetto (a) e il modello (b) fossero coerenti con la lettura anticapitalista della RB. Con questo lavoro svolto, ciò che ora si impone è stabilire verso dove stiamo andando, quale deve essere il riferimento del nostro modello di società. Perché nel processo di sviluppo della RB abbiamo chiarito, e continueremo ad insistere, che questa proposta non è un piano di organizzazione sociale e tanto meno un’alternativa, ma uno strumento idoneo per iniziare il processo di trasformazione. Ed è qui che la storia ci aiuta, quando ci svela che già molti pensatori hanno realizzato una buona parte di questo lavoro, disegnando/sognando società utopiche che in termini generici potremmo definire come “la società nella quale l’uomo ha raggiunto una tale perfezione che è capace di costruire un sistema sociale basato sulla giustizia, la ragione e la solidarietà”. A noi spetta riflettere su queste cose, valutarle e vedere che attualità possano contenere, e in che senso ci possano aiutare a tracciare le linee di un progetto futuro verso il quale incamminarci.Dunque, già sappiamo ciò che non vogliamo e intuiamo verso dove desideriamo muoverci. Però, tra un punto e l’altro, chi e come dovrà attraversare questo spazio? Per dibattere di queste questioni, nel libro citato abbiamo incluso un riassunto di quei modelli utopici più rappresentativi dal punto di vista storico; abbiamo inoltre aggiunto delle prime riflessioni su chi potrebbe essere il soggetto sociale della RB; abbiamo introdotto alcune ragioni per le quali non si deve considerare la RBis come un’alternativa; e abbiamo fatto appello alla necessità di dare avvio ad ambiti di autonomia, e di recuperare vecchie forme di convivenza del municipalismo/comunismo primitivo (comunità, colonie, comuni), strutture che i soggetti sociali del cambiamento dovranno adattare e rendere operative contro il sistema attuale. Come un virus che distrugge definitivamente il capitalismo.
2. Il modello forte come Renta Básica degli uguali (RBis)
Nella misura in cui si va sviluppando il modello forte, per gli elementi che lo caratterizzano, la RB si trasforma sempre più in una prestazione che considera le persone come cittadini e cittadine di pari diritti. Le peculiarità che strutturano il modello forte pongono l’accento sul fatto che:- Non è la famiglia, ma la persona il soggetto di tale diritto. Il soggetto come principio di uguaglianza- Poiché non è contributiva, è per tutti i cittadini, senza che ci sia alcun motivo che ne giustifichi l’esclusione. Uguaglianza in merito alle condizioni- Poiché non è soggetta al mercato del lavoro, il livello delle entrate non giustifica alcuna discriminazione. Uguaglianza in merito alle esigenze- La quantità percepita dai cittadini sarà la stessa per tutti, indipendentemente dall’età, dalle entrate, dal genere, ecc. Uguaglianza nel percepire il reddito – Al momento di prender parte alle decisioni in merito allo stanziamento di parte del Fondo Renta Básica destinato al miglioramento dei beni e servizi pubblici, tutti i cittadini avranno lo stesso diritto a partecipare al dibattito. Uguaglianza per il diritto di cittadinanza- La ricomposizione, nel suo processo di sostituzione della maggior parte delle prestazioni attuali con la RBis, permetterà a tutti i cittadini di usufruire di questo nuovo diritto. Equità – La mobilitazione dal basso per il conseguimento della RBis si crea con la partecipazione delle persone e dei movimenti sociali in un grado di totale parità.
3. Secondo Manifesto di Barcellona sulla Renta Básica
E’ nel Secondo Manifesto sulla Renta Básica che meglio si può comprendere il contenuto del modello forte o Renta Básica degli uguali. Da quando è stato approvato il Primo Manifesto sono passati quasi sette anni. Durante questo tempo l’attività intrapresa per divulgare la questione della Renta Básica è stata febbrile. Attualmente, ci sono molti collettivi che l’hanno assunta genuinamente, altri che la conoscono in maniera confusa e persino alcuni partiti che ultimamente l’hanno convertita in slogan elettorale.Il concetto di RB adottato nel Primo Manifesto, che è quello che più si è diffuso nei circoli convenzionali, si appoggia su una filosofia sociale conservatrice; ossia, sia il concetto che la giustificazione etica (liberale) che le associazioni che non hanno aderito a Baladre utilizzano non corrispondono assolutamente al paradigma e all’idea di giustizia del nostro impegno sociale. Si comprende la sua ampia diffusione tra queste organizzazioni poiché risponde totalmente alla loro concezione assistenzialista. Una delle ambiguità emerse nel primo documento è stata che l’Assemblea che si era costituita ha lasciato che ogni gruppo partecipante usasse diciture differenti, spesso anche contraddittorie come “reddito universale, reddito incondizionato, sussidio universale garantito, dividendo sociale, reddito sociale, salario sociale, reddito di base,ecc”Si è imposta, per noi, la necessità di trovare una definizione e una giustificazione che rispondesse alla nostra posizione anticapitalista. Vale a dire, siamo giunti a un punto di maturità che ci richiede un discorso che ci permetta una lettura e un modello anticapitalista della RB. La RB va convertita in uno strumento di trasformazione sociale.Fortunatamente, ci sono diverse correnti storiche che ci aiutano a condannare la perversità del sistema capitalista: dalle multiple tendenze anarchiche a quelle socialiste e comuniste. Inoltre, numerosi sono gli uomini di pensiero, classici e moderni, che ci offrono analisi attualizzate sulla natura e la logica di accumulazione del sistema capitalista. È, questa, una ricchezza intellettuale che è alla portata di tutti noi.
4. L’ autonomia individuale prevista dal modello forte
Ciò nonostante, abbiamo dovuto sviluppare tutta una tipologia per disporre di una misura che ci permettesse di valutare se il modello è anticapitalista o se ci propone la sottomissione al sistema; in questo momento sta proliferando un’ampia gamma di proposte di assistenza sociale, quasi tutte indirizzate ad aiutare la famiglia, di frequente esigendo contropartite. La maggioranza di queste proposte sono limitate a categorie estremamente precarie e quasi tutte prevedono quantità che ricordano livelli di mendicità. Per questo abbiamo classificato le diverse proposte che appaiono dentro questa tipologia in modelli forti e modelli deboli. Il modello forte, per le sue caratteristiche, siamo sicuri sia uno strumento idoneo per lottare contro il capitalismo. Il suo contenuto contribuisce alla giustizia sociale poiché è un meccanismo forte di ridistribuzione del reddito; è anticapitalista perché permette di eludere il mercato del lavoro, uno dei pilastri del dominio e dello sfruttamento sull’uomo e sulla donna, indispensabile per il sistema. Inoltre, l’apparizione, nello Stato spagnolo, di una rete strutturata in forma gerarchica ed elitaria, con impostazioni tecnico-possibiliste che hanno indebolito il contenuto del concetto, ha rafforzato in noi la consapevolezza che la questione della RB deve essere agitata dal basso. Vale a dire che rivendichiamo una RB che sia ottenuta dalla e con la volontà della cittadinanza e non dall’alto, per la cittadinanza.
I presupposti minimi che un modello forte di RB deve avere, assunti dal Secondo Manifesto, sono:
A) Il modello deve contenere alcune caratteristiche strutturali. Deve essere:
Individuale. Si dà ad ogni persona e non alle famiglieUniversale. Con un doppio livello: – È per tutte le persone- Non è contributivoIncondizionato. Con un’altra doppia dimensione:- È indipendente dal livello delle entrate- Non ha alcuna relazione con il mercato del lavoro salariato
B) Ed altre caratteristiche di scelta politica, quali:Quantità. Come minimo, la quantità da ricevere come RB sarà uguale a quella definita come Soglia di Povertà.- Nel nostro caso, la Soglia di Povertà sarà equivalente al 50% del reddito medio pro capite.Equità. Ognuno riceverà esattamente la stessa quantità.Partecipazione. L’importo totale della RB si dividerà in due parti:- Una parte sarà monetaria e data direttamente a tutti- E l’altra sarà dedicata agli investimenti di natura pubblica in merito a: istruzione, sanità, casa, trasporti, progetti di carattere collettivo, micro economia sociale, ecc. Ricomposizione. La RB sostituirà quasi tutte le principali prestazioni economiche: pensioni, sussidi, aiuti, sovvenzioni, eccBase sociale. Mobilitazione e partecipazione diretta della cittadinanza
Proprietà del modello. Pensiamo che, con tutte queste caratteristiche, il modello forte si converte in una unità di misura per valutare la capacità di trasformazione dei modelli deboli. A sua volta, apporta i primi semi per sviluppare un nuovo stato sociale, fondato sulla condizione di cittadinanza e non su quella della mano d’opera salariata che il lavoratore deve vendere forzosamente alla classe padronale.
La trappola dei modelli deboli Dobbiamo essere coscienti che i modelli deboli cominciano a proliferare non solo a livello di proposte e che in alcuni casi, come ad esempio nella Comunità Basca, hanno raggiunto anche un livello di implementazione. Questa proliferazione, dovuta all’indebolimento e alla imprecisione del concetto, ci ha portato a dover distinguere tra il concetto di Renta Basica declinata al singolare, che utilizzavamo prima, e quello di Rentas Básicas (declinata al plurale) come forma più adeguata ed attuale. A partire da ora bisogna pensare che non esiste la RB ma le RBs e che dobbiamo avere molto chiaro verso quale modello ci rivolgiamo e di quale modello ci parlano. Per non cadere nella trappola dell’imprecisione o della confusione ideologica dobbiamo poter distinguere i modelli anticapitalisti e di giustizia sociale da quelli di taglio liberale o assistenziale.I modelli deboli possono essere considerati positivi solamente quando suppongono un passo verso il consolidamento del modello forte. Vale a dire, possono essere accettati unicamente quando racchiudono queste condizioni minime: – Devono essere concessi individualmente ad ogni perso na, almeno a partire dai 16 anni- Non devono richiedere alcuna contropartita, sia in termini di lavoro, che di studio, ecc- La quantità percepita deve essere per lo meno uguale a quello determinata per la soglia di povertà- Devono riconoscere il modello forte e mirare al suo raggiungimento
Per poter verificare la capacità di trasformazione sociale di qualsiasi modello di RB bisogna comprovare le potenzialità che esprime contro il sistema. Vale a dire, bisogna esigere che sia capace di:- Affrontare il sistema di produzione- Modificare il sistema di distribuzione, introducendone un altro più equo- Esprimere forza, per modificare i rapporti di potere- Opporsi alla proprietà privata- Proporre un insieme di valori anticapitalisti
È ovvio che i modelli deboli non sono disegnati né pensati per cambiare la società.
5. La RBis non è un’alternativa ma uno strumento per un processo di cambiamento”
In primo luogo credo che bisogna rigettare la pretesa che è necessario disporre di un’alternativa prima di criticare i molteplici aspetti di questa società… Criticare qualcosa già suppone in parte un’alternativa, poiché implica che si preferirebbe un altro modo di gestire le cose… Soprattutto quando si è enormemente distanti dal potere e si è consapevoli che, qualsiasi sia l’alternativa proposta, non si ha alcuna possibilità di compierla nel breve periodo. [Vale a dire], non dimentichiamo che il tema delle alternative è fortemente legato al potere di cui si dispone per realizzarle.” (Miren Etxezarreta. “A vueltas con las alternativas”. Articolo apparso sul numero 2 di Emergències)Osservazioni eccellenti, di cui dobbiamo tener conto nel momento in cui affrontiamo questo tema ma che, in tutti i modi, non devono porre ostacoli all’introduzione di alcune prime riflessioni sulla distinzione tra alternative (o utopie) e processi di cambiamento; tra obiettivi e strumenti (o mezzi).Non meno indispensabile risulta chiarire, quando parliamo di alternative, processi e strumenti dove ci situiamo dal punto di vista politico e filosofico. Aiuta gli interlocutori a valutare la portata delle proposte e di coloro che le propongono. Per fare un esempio, io sono uno di quelli che pensa, come Lenin, “che l’umanità non si vedrà liberata dalle pene che la flagellano attualmente con le buone intenzioni di alcune illustri e nobili personalità”; per cui mi oppongo a quelle iniziative che cercano di mascherare questi mali. Tanto meno mi trovo in accordo con le attività caritative che impegnano migliaia di ONG sorte ultimamente e che sono finanziate da quelle stesse imprese, istituzioni e governi che causano questi mali. Emir Kusturica, famoso regista serbo, lo spiega molto meglio di me: “nel nuovo ordine capitalista, le guerre le finanziano le multinazionali, che pagano i partiti e i politici per dichiararle. Usano le ONG per lavare il sangue e le coscienze dei cittadini che votano quegli stessi politici che ordinano i bombardamenti. Le ONG, finanziate dal capitalismo o dai suoi governi, raccolgono i feriti e rappresentano il loro alibi per essere politicamente corretti dopo aver lanciato bombe su bambini e adulti in nome della democrazia. Queste multinazionali e chi se ne serve per impiantare il capitalismo globale accerchiano qualsiasi paese che si azzarda ad avere una cultura propria, una identità, un modo di organizzarsi differente, un’alternativa”.Insisto, né gli uni né gli altri vogliono prendere coscienza del fatto che, con le loro attività, distraggono le classi impoverite dalla partecipazione alla lotta contro il capitalismo. E che un processo critico non può considerare l’elemosina, pubblica o privata, praticata da queste istituzioni come uno strumento per la transizione verso qualsiasi utopia che pretenda di essere un’alternativa al modello sociale capitalista. Vale a dire, né rappresentano alternative e tanto meno fanno parte di alcun processo di trasformazione sociale.
Cosa è Baladre?Baladre è un fiore bellissimo ma velenoso.
Si definisce come un ambito di coordinamento nazionale contro la disoccupazione, la povertà e l’emarginazione che ha assunto la difesa del diritto la Reddito di cittadinanza (Renta Básica), nella sua versione di Renta Básica degli uguali. Raccoglie una moltitudine di individui e collettivi di tutto il territorio spagnolo che lavorano su questi temi, in totale autonomia e indipendenza dalle istituzioni, i partiti e i sindacati. La maggior parte di questi gruppi è costituita da persone che vivono direttamente queste condizioni.
Note:1) Nel 2003, nel suo intento di eliminare il Piano di Impiego Agrario (PER) e il sussidio agrario, il governo del PP li ha sostituiti con l’Accordo per l’Impiego e la Protezione Sociale Agraria (AEPSA) e con la Renta agraria. La nuova renta agraria potrà essere richiesta solo per un massimo di sei convocazioni annuali mentre il precedente Sussidio di Disoccupazione Agraria poteva essere richiesto tutti gli anni. In questo modo il sussidio cessa di essere un diritto permanente per arrivare ad avere un periodo di estinzione o data di caducità.
Tratto da Infoxoa N°19 – marzo 2005