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Reddito Minimo Garantito: fra speranza e dignità.

di Alfonso Palumbo

Articolo pubblicato su PrismaNews a firma di Alfonso Palumbo in merito all’iniziativa promossa dal BIN Italia il 15 gennaio 2013 pressa la Sala delle Carte Geografiche a Roma in occasione della presentazione del libro “Reddito MInimo Garantito un progetto necessario e possibile” Edizioni GruppoAbele a cura di BIN Italia.

Se è necessario per combattere la precarietà, diventa altresì possibile quale strumento da opporre allo stravolgimento degli schemi. Così Sandro Gobetti ha presentato lo studio di ‘Basic Income Network’ Italia sul Reddito Minimo Garantito, illustrato a Roma nel corso di un gremitissimo seminario. Presente il candidato-Governatore alla Regione Lazio Nicola Zingaretti, fra i relatori anche Massimiliano Smeriglio (candidato di Sel alla Camera dei Deputati nonché assessore uscente al Lavoro della Provincia di Roma che ha patrocinato tale studio), Stefano Rodotà e Luigi Ferrajoli, moderati da Marta Bonafoni.

Per il ricercatore di BIN, il RMG diventa dunque strumento idoneo a superare la crisi secondo “Quegli stessi studi internazionali che del resto hanno finito con il trovare pratica applicazione nella legislazione di diversi Paesi della UE”. Lo studio di BIN Italia offre un quadro nitido: in Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Francia, etc. il Rmg non è né utopia né speculazione ma anzi una sponda per chi trova solo lavori sottopagati o da precario.

Sulla bontà dello strumento, esemplare è stato l’intervento di Rodotà del quale alleghiamo qui un frammento-video. Il professore ha quindi aggiunto che se “In Italia la democrazia si fonda sul lavoro, è pur vero che si respinge decisamente il censo come base di riconoscimento degli individui mentre si riconosce l’emancipazione che attraverso il lavoro ci concretizza cme prsne”, a tacer del fatto che è l lavoro a dare dignità a ognuno di noi.

Di RMG si dovrebbe inoltre discutere in modo serio, avendo davanti lo scenario corrente: dove “Alla difficoltà di ordine transitorio si è sostituita quella di carattere strutturale… Se vogliamo salvare il modello sociale europeo, non possiamo che ripartire dal dettato della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla nostra stessa Costituzione repubblicana: i riferimenti all’eguaglianza e alla solidarietà appartengono infatti al cromosoma europeo”. Ovvio, quindi, il riferimento al referendum sugli articoli 8 e 18, che se cancellati potrebbero a loro volta cancellare il diritto al lavoro.

A chi si scandalizza per l’ipotesi del RMG Ferrajoli – filosofo del diritto – ribatte che “Tutti i diritti costano ma costano di più i guasti determinati dalla loro assenza”. Del resto, come non ricordare la firma dello stesso docente in calce all’appello ‘No alla cancellazione dell’articolo 18 – Fermiamo il disegno di legge Monti-Fornero’ promosso dal Forum Diritti/Lavoro che vide – fra le tantissime altre – anche quelle di Paolo Ferrero, Francesco Pardi, Giorgio Cremaschi, Luigi Nieri, Pino Quartana, Luciano Vasapollo, Carlo Guglielmi?

Nel documento, varato prima della manifestazione del 22 giugno, si sanciva che ‘Il disegno di legge Monti-Fornero cancella l’articolo 18 e facilita il dilagare della precarietà, non potenzia gli ammortizzatori sociali per renderli universali ma li riduce nei processi di riconversione industriale. Il Governo mira a porre precari contro lavoratori a tempo indeterminato, giovani contro adulti, uomini contro donne, lavoratori italiani contro migranti. Quando nel 2002 il Governo Berlusconi tentò di modificare l’articolo 18, la Cgil organizzò una grande manifestazione che indusse il governo a ritirare il disegno di legge. Quando il Governo Monti annunciò la ‘riforma del mercato del lavoro’ e la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, decine sono state le manifestazioni per respingerli. Le proteste dei lavoratori sono però state sovrastate da uno schieramento di forze politiche dal Pd al Pdl, di forze sindacali dalla Cisl alla Uil alla Cgil (salvo la Fiom), e di forze mediatiche affinché la riforma potesse avere un iter facile in Parlamento’.

Particolare sensibilità al tema è stata di recente sollevata dal ‘Comitato promotore per la proposta di legge sul reddito minimo garantito’ di cui Prismanews ha già scritto.

Come opportunamente ha affermato Ferrajoli, “Sopravvivere, oggi, nella società capitalista è diventata quasi una scommessa… lavorare non è più un desiderio e non dipende più dalla nostra volontà. La speranza è che un Governo di Sinistra possa appoggiare un progetto come questo portati avanti dal BIN e offrire un reddito di sussistenza a chi non ha lavoro”.

Tenendo altresì presente che il lavoro corrisponde a un diritto di libertà: rafforza infatti l’autonomia delle persone rendendole capaci di resistere al ricatto.

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