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Ci vuole un reddito! La Carta dei principi per un reddito garantito.

Di seguito pubblichiamo la “Carta dei principi per un reddito garantito” promossa dalla campagna “Ci vuole un reddito!”, presentata in Piazza Montecitorio il 25 maggio 2023, in occasione del lancio della Manifestazione nazionale del 27 maggio 2023.

 

Carta dei principi di una mobilitazione per il reddito garantito

Premessa: il decreto legge n.40 del 4 maggio 2023, oltre a prevedere la controriforma del RDC (già abrogato con la legge di bilancio) attraverso l’introduzione di misure di sostegno che lasceranno- secondo prime simulazioni- senza tutela alcuna oltre 600.000 persone a rischio di esclusione sociale o addirittura in povertà assoluta già protette dal RDC accompagnate da forme di condizionalità al lavoro irrispettose della dignità delle persone (si può essere obbligati ad accettare un’offerta di lavoro di un giorno e part-time), estende  anche l’utilizzazione del contratto a termine e l’utilizzo dei voucher in molti, importanti, settori. Si tratta di due aspetti di una medesima visione politica che tende a contrarre il più possibile le protezioni di welfare ed a precarizzare il mercato del lavoro mortificando la libertà di scelta lavorativa  e l’autonomia delle persone. La disposizione sui voucher rappresenta anche un atto protervo di slealtà istituzionale rispetto al milione di cittadini che, a suo tempo, chiese l’indizione di un referendum abrogativo che la Corte di cassazione dichiarò superato da una riforma dell’ultima ora governativa spiegando che, a seguito delle modifiche, l’istituto aveva carattere eccezionale e limiti molto restrittivi che, oggi, il decreto arriva in certi settori a triplicare rendendolo un’ alterativa ai normali contratti di lavoro.

La mobilitazione per un reddito garantito che risponda ai principi qui sotto formulati si coniuga pertanto ad altre richieste oggi in campo per contrastare questa deriva quali l’introduzione di un salario minimo legale (che rispetti i parametri internazionali) e forme di riduzione oraria del tempo di lavoro (a salario immutato), sino a proposte di tutela del lavoro autonomo economicamente dipendente etc.

 

Principi sul reddito garantito

1) A chi.

I destinatari del diritto ad un reddito garantito sono coloro che vivono con un reddito inferiore alla soglia della povertà relativa senza distinzione di sesso, razza, religione, orientamento sessuale, età. Accedono al beneficio tutte le persone residenti sul territorio italiano (anche virtuale o cd “fittizia” come nel caso dei senza dimora) nel momento della richiesta al beneficio. Il diritto al reddito garantito va considerato come diritto individuale «affinché sia in grado di sottrarre ogni bambino, adulto e anziano alla povertà e garantire loro il diritto a una vita dignitosa”[1]. Il diritto al reddito deve garantire dunque la piena realizzazione di uno ius existentiae in grado di garantire l’autonomia, la dignità e la libertà di scelta della persona permettendo a tutti i cittadini di partecipare pienamente alla vita sociale e di soddisfare i propri bisogni.

2) Quanto.

L’importo deve essere tale da garantire la dignità della persona (l’equa partecipazione di tutti i cittadini alla vita culturale, politica e sociale nel quale si risiede stabilmente)[2], e l’autodeterminazione delle proprie scelte di vita. Deve corrispondere al “60% del reddito disponibile mediano nazionale equivalente dopo i trasferimenti sociali, come già indicato nei documenti europei[3].

3) Per quanto tempo e come.

Il reddito garantito è una erogazione mensile in denaro e non vi è l’obbligo di spesa dell’intero importo entro una scadenza predefinita e deve essere scevro da vincoli di destinazione della spesa. Il diritto al reddito deve essere finalizzato a rafforzare una maggiore autonomia finanziaria, permettendo alle persone di gestire i propri soldi e di prendere decisioni economiche in modo indipendente. L’erogazione del beneficio deve essere garantito fino al miglioramento della propria condizione economica. Inoltre, seguendo il dibattito e le esperienze internazionali, riteniamo importante avviare forme di sperimentazione e/o progetti pilota[10], anche su base locale e regionale, di un reddito più inclusivo, universalistico e meno vincolante così da poter studiare gli effetti, le ricadute ed i benefici di nuove misure che possano innovare un nuovo welfare più aderente alle trasformazioni contemporanee.

4) Accessibilità

L’accessibilità alla misura deve essere semplice e comprensibile. Laddove esistono delle persistenti difficoltà burocratiche queste possono essere motivo per cui le persone «pensano di non avere diritto al reddito e dunque di non poter essere ammissibili»[6]. Evitare dunque che la definizione dei parametri di accesso non siano vessatori o discriminatori, o che l’organizzazione tecnica e amministrativa per accedere al diritto al reddito garantito diventi una sorta di lotteria, di giungla burocratica che stigmatizza socialmente e individualmente i beneficiari. L’accesso al diritto al reddito deve essere garantito «attraverso una maggiore trasparenza, informazioni e strutture di consulenza più efficaci, la semplificazione delle procedure e l’attuazione di misure e politiche per combattere la stigmatizzazione e la discriminazione associate ai beneficiari del reddito»[7].

5) Inserimento sociale e lavorativo.

Il diritto ad un reddito garantito è una misura destinata a sostenere i bisogni primari della persona ed «il coinvolgimento attivo non deve sostituirsi all’inclusione sociale e chiunque deve poter disporre di un Reddito Minimo, e di servizi sociali di qualità a prescindere dalla propria partecipazione al mercato del lavoro»[4]. Il rifiuto dell’offerta di lavoro non può essere sanzionata con la perdita dell’intero diritto al reddito che calpesterebbe la dignità essenziale del soggetto. Il beneficio del reddito garantito è uno strumento di libertà ed emancipazione e rafforza il contrasto alla violenza di genere; è uno strumento contro il fenomeno dei “working poor”;  rappresenta per una parte dei beneficiari uno strumento di reinserimento sociale da situazioni di emarginazione, solitudine o esclusione, per altri la possibilità di realizzare i propri percorsi di vita in maniera autonoma, fuori da condizionamenti derivanti dalla provenienza familiare o dalle sfavorevoli condizioni del mercato del lavoro; per altri, è un’occasione di inserimento o reinserimento lavorativo attraverso politiche attive efficaci e non coercitive. La tutela del reddito minimo non  è condizionata ad obblighi lavorativi o formativi ed è  collegata ai soli requisiti previsti per l’accesso alle prestazioni. Da parte dei beneficiari prendere parte ai suddetti percorsi formativi o di reinserimento lavorativo  non dovrebbe, quindi, in alcun modo costituire condizione necessaria per ricevere il reddito: si tratta di opportunità che i soggetti possono vagliare e eventualmente accettare nel loro interesse . Fermo rimandendo il principio di incondizionalità prima ricordato e il rifiuto di politiche di wokfare, ricordiamo che le offerte di lavoro da parte degli organi pubblici  dovrebbero tuttavia basarsi sul concetto della congruità che tengano presenti alcuni criteri quali: 1) corrispondenza al bagaglio professionale e/o formativo del beneficiario, formale o informale); 2) non devono comportare spostamenti eccessivi dal luogo di residenza; 3) offerte a tempo indeterminato e, se a termine, di almeno 12 mesi e nel rispetto dei contratti collettivi nazionali di riferimento. Si tratta di principi già introdotti dalla Convenzione OIL del 1934 sul legittimo rifiuto di offerte di lavoro da parte dei beneficiari dell’indennità di disoccupazione che poi le fonti dell’Unione europea hanno ulteriormente elaborato ma che il Governo ha platealmente ignorato. Il beneficio del reddito garantito deve consentire il cumulo tra reddito e retribuzione fino al superamento della soglia stabilita per l’accesso al reddito ed anche per qualche mese dopo il suo raggiungimento, onde evitare che il beneficiario che perde immediatamente il lavoro debba rinnovare la domanda di accesso al beneficio. Il diritto al reddito garantito riconosce il lavoro non retribuito, come quello domestico e di cura, ed il suo contributo alla società.

6) Sostegno per l’istruzione pubblica.

Il diritto al reddito garantito può essere utilizzato per sostenere l’educazione e la formazione, permettendo ai cittadini di sviluppare le proprie competenze e migliorare la propria condizione formativa. Può essere un incentivo contro la dispersione scolastica, per la ripresa degli studi, anche in età adulta, da parte di coloro che hanno smesso il percorso scolastico o formativo, garantisce l’accesso al mondo dell’istruzione media e universitaria. Il diritto ad un reddito garantito permette di affrontare le spese scolastiche senza dover gravare sull’economia individuale e\o familiare. Garantire un diritto al reddito contribuisce alla riduzione delle disuguaglianze tra studenti di famiglie a basso reddito e studenti di famiglie a reddito alto alleggerendo il carico finanziario delle famiglie che possono avere difficoltà a sostenere i costi dell’istruzione. Un diritto al reddito può sostenere l’innovazione, permettendo di dedicare tempo e risorse alla ricerca e allo sviluppo di nuove idee. In questa ottica il diritto al reddito garantito è un sostegno al diritto all’istruzione.

7) Reddito indiretto e servizi di qualità.

«Chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e l’accesso a beni e servizi pubblici di qualità»[8]. Oltre all’erogazione monetaria, dunque, il beneficiario deve essere eventualmente sostenuto nelle spese per l’affitto (in base alla dimensione del nucleo familiare o sulla base del numero delle persone coabitanti e incrementato progressivamente al crescere del numero dei componenti.); attraverso forme di tariffazione agevolata (luce, gas, acqua ecc.); dei trasporti pubblici; ed anche per le spese impreviste ed eccezionali che è impossibilitato ad affrontare. Al beneficiario deve essere garantito  anche l’emergente diritto fondamentale dell’accesso gratuito ad Internet. Questo significa «riconoscere il diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per condurre una vita che è compatibile con la dignità umana come parte di un dispositivo globale e coerente di lotta contro l’esclusione sociale»[9].

 

Note

[1] Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (2010/2039(INI)).

[2] sentenza  del 9 febbraio 2010, questo è il link (in tedesco) https://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/DE/2010/bvg10-020.html;

[3] Risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2023 relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva (2022/2840(RSP)) https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2023-0076_IT.pdf ; Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (2010/2039(INI)).

[4] Relazione alla Risoluzione europea sul Coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (2008/2335(INI)).  https://www.bin-italia.org/UP/doc_istituz/senza%20lavoro%20reddito.pdf

[5] 5.11.2019 il link al comunicato del Tribunale costituzionale in inglese https://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Entscheidungen/EN/2019/11/ls20191105_1bvl000716en.html

[6] H. Frazer, E. Marlier, Minimum income schemes across Eu members, On behalf of the European Commission Dg Employment, Social Affairs and Equal Opportunities, oct.2009

[7] Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa (2010/2039(INI)).

[8] Punto 14 degli European Social Pillar, Commissione Europea, novembre 2017: https://ec.europa.eu/commission/priorities/deeper-and-fairer-economic-and-monetary-union/european-pillar-social-rights_it.)

[9] Risoluzione europea sul Coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (2008/2335(INI)).  https://www.bin-italia.org/UP/doc_istituz/senza%20lavoro%20reddito.pdf ed inoltre  come ribadito dalle Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sul reddito minimo del 1992, del 2008 e del 2023, quest’ultima il 30.1.2023 votata anche dal Governo Italiano

[10] Impossibile qui dare conto delle numerose esperienze in corso. Per un approfondimento in tal senso consigliamo il sito www.bin-italia.org in cui sono raccolte notizie dei progetti pilota e delle sperimentazioni in corso nei diversi paesi nel mondo.

 

Qui la Carta dei principi in pdf 

 

 

 

 

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