L’esplicita intenzione di escludere i cittadini stranieri da questa prestazione. Non potendo, come era stato ipotizzato, creare un’esclusione secca dello straniero in quanto tale, Conte, Salvini e Di Maio introdussero un requisito che non esiste in alcun paese d’Europa, men che meno per una prestazione di contrasto alla povertà e per l’aiuto all’inserimento sociale. L’assurdità è che tutti sapevano che questa norma non avrebbe retto, anche sulla base degli orientamenti della Corte di giustizia Ue, ma tutti l’hanno mantenuta fino al 2023.

Ma allora perché l’hanno varata?
Per escludere la maggioranza dei cittadini stranieri che ovviamente non hanno il requisito di residenza decennale. I dati dell’Inps dimostrano che gli stranieri che hanno avuto accesso al reddito non superano il 6%, mentre avrebbero dovuto essere molti di più, visto che secondo l’Istat una famiglia straniera ogni tre è in condizione di povertà assoluta. Nel frattempo sono state attivate migliaia di azioni di recupero nei confronti di chi aveva ottenuto il sussidio per assenza di controllo iniziale e poi è stato portato in tribunale. Ovviamente nessuno è in grado di restituire cifre che sono state utilizzate per la sopravvivenza. Queste sono richieste che possono rovinare l’esistenza.

Quante persone, a sua conoscenza, hanno avuto la richiesta della restituzione delle somme?
Impossibile calcolare coloro che non hanno fatto domanda, anche se bisognosi, perché privi del requisiti. Quelli che l’hanno fatta e poi si sono visti colpiti da revoche e procedimenti civili e penali sono già loro un’enormità. Stando ai dati dell’Inps stiamo parlando di circa 70 mila revoche ogni anno. Abbiamo la conferma che la maggioranza di queste revoche sono per assenza del requisito decennale. Una vera truffa ai danni delle persone bisognose.

Che poi venivano additate all’opinione pubblica come truffatori e «furbetti»…
È paradossale ma è cosi. E ora è «certificato». Era lo Stato che imponeva loro un requisito illegale.

Ora cosa accadrà ?
Nei giudizi penali e civile il giudice dovrà disapplicare la norma che prevedeva il requisito. Le persone non dovranno più restituire e potranno ottenere anche la parte di sussidio fino al termine finale dei 18 mesi.

L’assegno di inclusione che ha sostituito il «reddito di cittadinanza» prevede cinque anni di residenza per avere il sussidio. È giusto?
No, se vale il principio affermato ora dalla Corte, anche il requisito di cinque anni dovrebbe cadere.

Con la sentenza Ue i problemi sono risolti ?

No, la sentenza riguarda i titolari di permesso di lungo periodo. Ora ci sono altri due procedimenti pendenti: uno davanti alla Corte Europea che riguarda i titolari di protezione internazionale. L’altro davanti alla Corte Costituzionale, riguarda i cittadini europei, anche italiani. È molto probabile che anche gli questi procedimenti si concludano nello stesso modo e a quel punto tutta questa vicenda assurda sarà davvero finita, con gravi costi per chi ha subito questa ingiustizia, ma anche per la collettività.

Tratto da Il Manifesto 30 Luglio 2024