Articolo-intervista a Stefano Lucarelli, ricercatore in economia politica all’Università di Bergamo, a cura di Pietro Vertova per ATTI DEMO CRATICI
L’articolo 4 della Costituzione italiana sancisce il diritto al lavoro e demanda alla Repubblica il compito di promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Si tratta di un “articolo impegnativo”, come disse Calamandrei, una norma programmatica di non facile attuazione.
L’articolo 4 assume un significato più ricco se lo si legge insieme agli articoli che lo precedono: l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (art. 1, comma 1); è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3, comma 2). Secondo Crisafulli negli articoli 1, 3 e 4 della Costituzione è caratterizzato “il regime della comunità statuale e pertanto dei fini e dei compiti istituzionali della persona statale”; gli fa eco Mortati che riconosce in essi “l’elemento fondamentale dell’ideologia politica informatrice dell’intero assetto statale, e perciò costitutivo del tipo di regime”. Toni Negri ha sostenuto che questi articoli provano che “alcuni, fondamentali principi ideologici del socialismo sono penetrati e vigono nella Costituzione”. Se si accetta questa interpretazione, come sono propenso a fare anche io che però non sono un filosofo del diritto né un giurista, non ci si deve meravigliare del fatto che si tratti di “articoli impegnativi”; l’impegno maggiore consiste nel preservare un equilibrio istituzionale esemplare frutto della mediazione incredibile di cui furono capaci i padri costituenti. Fatto sta che le condizioni materiali che caratterizzano il capitalismo contemporaneo hanno eroso le basi su cui quella mediazione si era retta.