In questa campagna elettorale si è cominciato, ancora con troppa timidezza, a citare il tema del sostegno al reddito, evocato con declinazioni diverse, a volte confuse e spesso contrapposte. Su come e quando il tema del reddito sarà discusso, su come si intende articolarlo, quali saranno i criteri che lo caratterizzeranno nella forma e nella sostanza economica, su come e quando si intende introdurlo non abbiamo ancora dei riferimenti chiari. Per quanto ci riguarda auspichiamo che sia uno dei punti da affrontare entro i famosi primi 100 giorni dell’azione governativa, che sia affrontato come una proposta urgente e necessaria per i cittadini di questo paese.
Circa un anno fa, all’avvio del governo Monti, denunciammo con una lettera aperta intitolata “Fate presto!” il rischio di default sociale del nostro Paese. Da allora la crisi sociale si è andata aggravando, gli ultimi dati a disposizione raccontano di un 29.9% delle persone in Italia a rischio povertà. Non aver preso in seria considerazione il nostro appello a “Fare presto!”, nel quale si indicava il reddito garantito come uno degli strumenti di contrasto alla crisi, ha evidentemente aggravato la condizione sociale di milioni di persone. I furti dei generi di prima necessità nei supermercati sono aumentati, i giovani privi di occupazione ed espulsi anche dal ciclo della formazione sono oltre 2,5 milioni, tra i disoccupati solo 1 su 4 riesce a trovare un lavoro, sempre più spesso precario, entro un anno.
Si aggiunga l’emergere di continui scandali nella gestione delle risorse pubbliche (oltre 60 miliardi di euro il costo della corruzione per la Corte dei Conti), e la perdurante incapacità di agire in modo convincente sul fronte dell’evasione fiscale (l’Agenzia delle Entrate stima circa 120 miliardi annui), così come l’enorme massa di denaro pubblico che finisce in sprechi ed inutili opere o il costo delle spese militari, non ultime quelle per la dotazione di nuovi cacciabombardieri. Il mix esplosivo tra crisi economica e impoverimento di massa da un lato e corruzione e ingiustizie sociali dall’altro, rende sempre meno differibile l’avvio di un’operazione di importante redistribuzione delle risorse.
La Commissione europea ci esorta da anni a combattere la “segmentazione” del nostro mercato del lavoro e ci chiede di adottare misure universali di indennità di disoccupazione, oltre che efficienti misure di sostegno al reddito. Risale addirittura al 1992 la prima Raccomandazione in questo senso ed il Parlamento europeo ha adottato nell’ottobre del 2010 una Risoluzione dai toni ancora più netti verso il reddito minimo garantito. E’ noto che in numerosi Stati europei si ha la possibilità di accedere ad un sussidio di disoccupazione (in Italia solo il 17,2% di disoccupati riesce a farlo, contro il 94,7% dell’Olanda, il 91,8% del Belgio, il 70,9% della Francia, l’80% della Germania) e sappiamo anche che quando questo termina si ha diritto al reddito minimo garantito con un ammontare medio pari a oltre 600 euro al mese in Belgio o Austria, a 800 euro in Irlanda o in Olanda, senza poi menzionare i livelli di tutela degli ordinamenti scandinavi. E’ noto poi che oltre al sostegno finanziario i nostri concittadini europei possono contare sull’accesso ed il sostegno alla casa, ai trasporti, alla cultura o a misure per la famiglia o i figli.
A tale riguardo non sarà certo sfuggita ai candidati di questa tornata elettorale la straordinaria mobilitazione di questi ultimi mesi per l’istituzione di un reddito minimo garantito anche nel nostro Paese (si veda www.redditogarantito.it) con la raccolta di firme per l’adozione della legge di iniziativa popolare sul reddito minimo che ha attivato decine di comitati locali in tutto il Paese.
A ridosso delle elezioni politiche e per i governi di alcune importanti Regioni, riteniamo che a questo tema debba essere data la necessaria priorità e chiediamo che venga urgentemente inserito nelle agende di governo sia regionali che nazionali. Per questo il BIN Italia lancia una campagna dal titolo “il Reddito Garantito nell’Agenda politica” invitando la società civile, i movimenti, le reti e le associazioni, ma anche i candidati alle prossime elezioni sensibili al tema, ad organizzare iniziative pubbliche nei propri territori. Lanciamo un appello ad aprire in ogni territorio un confronto ed una discussione sulla necessità dell’introduzione del reddito garantito nel nostro paese.
Alle associazioni, alle reti ed ai movimenti della società civile chiediamo: di contribuire costruendo iniziative pubbliche nelle quali sollecitare ai candidati dei propri territori di riferimento un impegno a far inserire il tema del reddito garantito nell’agenda politica.
Ai candidati alle prossime elezioni politiche o regionali chiediamo: di prendere parola, di portare in agenda questo tema, di rendersi disponibili a partecipare ad iniziative pubbliche o di organizzare essi stessi incontri pubblici che diano visibilità e risalto alla questione del reddito garantito nel nostro paese.
Vi chiediamo di comunicarci data, ora, città e relatori dell’incontro che intendete organizzare così da consentirci di darne notizia anche sul sito del Bin Italia.
L’Associazione BIN Italia, oltre a garantire la pubblicazione on line delle iniziative si mette a disposizione per supportare – ove sia possibile – con pubblicazioni, materiali, relatori.
Roma 4 gennaio 2013
Consiglio direttivo del Bin Italia