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Caro Renzi, la sfido. Chiediamo agli italiani di scegliere: abolizione Tasi o reddito minimo garantito?

di Marco Grimaldi

Vorrei proporre al Premier Renzi una sfida e, lo dico subito, sarebbero gli italiani a determinarne l’esito. Prima di arrivare alla partita, una breve premessa. La tentazione di promettere ai cittadini l’abbassamento delle tasse fa parte di un gioco già visto.Come ha scritto Curzio Maltese in un post su Huffington, “dal 1994 a oggi tutti i premier, nessuno escluso, da Berlusconi a Prodi a Berlusconi a Letta, con l’eccezione parziale di Monti (impegno differito), hanno promesso all’insediamento che avrebbero ridotto le tasse ‘come mai nessun governo aveva fatto in precedenza”.

A differenza di altri, però, non mi permetto di affermare che l’abolizione della Tasi equivale a un’operazione à la “Robin Hood al contrario”, come sostenevano i renziani prima di ”cambiare verso”. Non identifico neanche questa nuova campagna del premier con un ultimo cedimento alle politiche dei ”diversamente berlusconiani”. Semplicemente, mi sembra un modo sempre più cinico di conquistare uno spazio politico lasciato vuoto dall’avversario.

Ma l’aspetto davvero paradossale è secondo me un altro. Come potete immaginare, nella mia regione (come in altre) i dati sulla disoccupazione e sulla precarietà sono allarmanti. Secondo gli ultimi dati Istat, le persone in cerca di occupazione in Piemonte sono più di duecentoventimila. Il tasso di disoccupazione, soprattutto per i giovani fino a 24 anni, è drammatico ed è salito in pochi anni dal 14% all’attuale 42,2% (da 20.000 a oltre 50.000 ragazzi in cerca di lavoro). I neet (soggetti non in formazione né in cerca di lavoro) si stimano intorno ai 140.000.

Questi dati rispecchiano in gran parte una situazione di crisi diffusa in tutto il Paese, dove dieci milioni di italiani e italiane vivono in condizione di povertà relativa, sei milioni in condizione di povertà assoluta. La verità è che, dalla metà degli anni ’80 a oggi, la disuguaglianza economica è cresciuta del 33%, dato più alto fra i Paesi avanzati, la cui media è del 12%. Ancor più grave è la fotografia dei cosiddetti working poor: in Piemonte, similmente al resto d’Italia, nel 2014 il 38% dei lavoratori con contratti precari e il 12,3% dei lavoratori standard vivevano al di sotto della soglia di povertà relativa.

Di fronte a questo scenario siamo ormai in tanti a sostenere l’urgenza di una misura di welfare universale che sia strumento di lotta alla povertà, contrasto della precarietà, sostegno ai giovani per un inserimento nel mondo del lavoro adeguato alla propria formazione, contrasto alla criminalità organizzata, ripensamento del welfare in senso inclusivo e propulsivo. Un “reddito di dignità”, come lo chiama la campagna di Libera, per una grande parte del paese non è più rimandabile. Per questo in Piemonte stiamo lavorando all’approvazione di una legge sul reddito minimo di autonomia. Certo, senza l’apporto della fiscalità generale e senza un vero aiuto da parte dello Stato, solo una piccola parte dei piemontesi privi di ammortizzatori sociali potrebbe ricevere un sostegno.

Arrivo al punto: come Lei saprà, gentile presidente Renzi, sono circa 19 milioni gli italiani che possiedono una casa principale: quasi un terzo del Paese. Come ho appena scritto, i cosiddetti “poveri assoluti” sono proporzionalmente meno di un terzo di questa cifra (6 milioni).

Lei ha dichiarato di non credere che il reddito minimo sia ciò di cui in Italia abbiamo bisogno. Non voglio rammentarle qui che misure come questa esistono in tutti i Paesi europei, eccezion fatta per il nostro e per la Grecia.

La mia proposta è questa: chiediamo ai cittadini, tramite un sondaggio, un referendum online, una “primaria delle idee”, o lo strumento che ritiene più adeguato, se ritengono prioritario per il Paese abolire la Tasi sulla prima casa o utilizzare quei 5 miliardi per introdurre una prima forma di reddito minimo garantito. Sono abbastanza sicuro che tanti proprietari di casa e tante famiglie che vivono in una casa di proprietà (circa il 78% secondo i dati dell’agenzia delle entrate: http://wwwt.agenziaentrate.gov.it/mt/comunicazione/Gli%20immobili%20in%20italia%202012/Immobili_2012_Cap1.pdf ) sceglierebbero una nuova strategia per contrastare povertà, mafie e ricattabilità del lavoro.

Accetta la sfida? Se perderà, è pronto a cambiare verso?

Articolo tratto da Huffington Post del 7 ottobre 2015

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