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Ancora una presa di parola per il reddito garantito

di Mario Scirpoli

Ancora una lettera spedita al Bin Italia dopo l’appello alla presa di parola per un reddito garantito.

Alcuni mesi fa, spinto dalle pressioni dei potentati europei, l’allora premier Berlusconi – dedito ormai ai gavazzi notturni – decide di dimettersi e appoggiare la costituzione di un nuovo governo guidato da Mario Monti. Quasi tutti gli attori politici consideravano quest’ultimo una sorta di messia, il salvatore della Patria, ma passano i giorni e si accorgono che le aspettative messianiche erano solo un miraggio pregno di tanta dabbenaggine.

Il prof. Monti, con il primo provvedimento decide di far pagare più tasse a coloro i quali fin ora le hanno sempre pagate; inoltre, con la stessa comprime i servizi e l’assistenza ai meno abbienti; ratifica una manovra economica che sa di tanta nequizia e truculenza. …Sempre nei confronti dei poveri… Per non parlare del suo carattere sperequato! Una manovra dettata dagli interessi bancari e plutocratici reconditi e che viene percepita dai diseredati come una sorta di accanimento o uno “stupro di gruppo”: “Pro domo sua!”.

Due mesi or sono dò il mio appoggio a BIN,  un ente che persegue finalità, oserei dire, filantropiche. Si atteggia ad araldo per il riconoscimento e l’affermazione anche in Italia del Reddito minimo garantito per tutti coloro che si trovano in stato di bisogno (me compreso). La mia adesione allo stesso ente è stata immediata; la stessa  risolutezza, purtroppo, non l’ha avuta il governo Monti rispetto alle finalità del BIN, che attraverso la bisbetica e rognosa ministra Fornero, con mellifluo atteggiamento, inizialmente si dichiarava favorevole, esprimendosi in termini positivi, sennonché più in là con il suo silenzio assordante manifesterà tutta la sua recalcitranza. La sua non “bocciatura” ai primordi aveva lasciato intravedere almeno uno spiraglio per un buon esito della questione; aveva illuso un po’ tutti (sic!).

Il muro che divide il popolo minuto e la classe politica attuale (maggioranza e parte della minoranza) ha fattezze tipiche di un “mostro” dalla bocca grande, che  testimonia la sua voracità di anime indifese  con livelli che superano l’immaginazione più trascendentale. Per di più, l’atteggiamento di questo governo è in linea con chi è assurto al ruolo di “emblema della resistenza bancaria” agli interessi popolari! Quousque tandem?

Tutto questo non nuoce solo a quella striscia popolare infima, ma a tutta la società, poichè le conseguenze delle tensioni sociali e del malcontento dilagante verranno sicuramente avvertite anche dai ceti benestanti. Se fossi nei governanti non minimizzerei, non cestinerei queste istanze LEGITTIME E SACROSANTE! Tutti hanno diritto ad avere una vita dignitosa, come tutti i governanti hanno il dovere di assistere i più sfortunati! Accrescere le disuguaglianze significa accrescere il rancore del popolo e foraggiare le forme più estreme di politica che non perdono occasione di cavalcare l’onda dell’insoddisfazione. Cui prodest?

Occorrono più fatti e meno parole nugaci; tutto il Paese è tremebondo per quello che può succedere ancora in futuro e per il senso di precarietà che avvolge tutti! Sono necessarie politiche che aumentino il potere d’acquisto degli indigenti e che facciano ripartire i consumi (il Reddito minimo garantito sarebbe una variabile adeguata e opportuna!), che sono la voce secondo me più importante del PIL, visto che gli investimenti privati non si basano solo sui tassi di interesse, ma anche e soprattutto sulle aspettative di guadagno (gli operatori investono solo se sanno che l’output non rimarrà nei magazzini invenduto a causa di un reddito disponibile dell’utenza, gretto). Tutto questo oltre a generare investimenti, determinerebbe pure una domanda di lavoro che aiuterebbe il Paese ad uscire dalla crisi, restituendo altresì la onorabilità e l’orgoglio a tante famiglie. Senza la creazione di lavoro sarà difficile uscire dalla crisi e sarà difficile  fare una giusta allocazione delle ricchezze tra i vari strati sociali. Puntare sull’economia virtuale, la Borsa ecc., costituisce un elemento di imperituro rischio; puntare sull’economia reale, ovvero sulla produzione di beni e servizi significa, invece, benessere reale e corretta perequazione delle ricchezze!

Oltre a ciò, è necessario anche un dibattito “apertis verbis” tra  le forze politiche allo scopo di pianificare un’azione risoluta e draconiana di contrasto all’evasione fiscale,  il cui recupero di denaro verrebbe destinato alla copertura del Reddito minimo garantito (l’evasione fiscale in Italia si aggira sui 50 miliardi di euro!), e realizzare, dunque, quella forma di TUTELA SOCIALE  CHE SOLO IN ITALIA E IN ALTRI POCHI PAESI NON E’ PREVITA!

Con cordialità e assoluta vicinanza, Mario Scirpoli.

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