Questo articolo si basa sui lavori precedenti dell’autore, in particolare insieme a Philippe Van Parijs. Dall’introduzione all’articolo: ” Nel dicembre 2010, al termine dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, la Commissione europea ha lanciato una nuova iniziativa sulla povertà. Ufficialmente denominata “Piattaforma contro la povertà e l’esclusione sociale”, fa parte di quella che è stata battezzata “Europa 2020”, che mira a raggiungere una serie di obiettivi entro il 2020. Tra questi, la riduzione di almeno 20 milioni del numero di cittadini europei colpiti o minacciati dalla povertà e dall’esclusione sociale. In questo contesto, le autorità europee intendono agire con determinazione per promuovere l’innovazione sociale. Tuttavia, almeno fino ad ora, si è trattato semplicemente di applicare misure politiche già sperimentate e collaudate, a partire dal rafforzamento dei sistemi di reddito minimo, che tuttavia hanno mostrato i loro limiti. Perché non approfittare di questa finestra di opportunità per avviare un discussione aperta su proposte realmente innovative? Il Consiglio d’Europa, offrendo un forum di discussione che vada oltre i 27 Stati membri dell’UE, potrebbe oltre i 27 Stati membri dell’UE – di guidare gli attori dell’Unione Europea in questa direzione, incoraggiandoli a ripensare in larga misura le loro idee sulla giustizia sociale e sulla povertà?
È con questo obiettivo che desidero sostenere un concetto che, non è mai stato attuato in pratica, come vedremo in seguito, denominato in francese “allocation universelle” (sussidio universale), o talvolta “reddito di base”. Un reddito regolare pagato da una comunità politica a ciascuno dei suoi membri su base individuale e incondizionata.”
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