Reazioni a catena. Una misura “transitoria”, limitata all’emergenza, che potrebbe essere di 800 euro, coinvolgere tre milioni di persone, con uno stanziamento di tre miliardi da aprile. Una misura presentata come “universalistica”. C’è il rischio di discriminare i beneficiari attuali del “reddito di cittadinanza” che percepiscono importi mediamente inferiori e sono vincolati all’acquisto di beni. I promotori della campagna sul “reddito di quarantena”: “La contrapposizione tra le misure va evitata, vanno estesi i criteri del reddito di cittadinanza senza condizioni”. Acerbo (Rifondazione Comunista): “Il governo rischia di creare una situazione di disuguaglianza assurda”. Sandro Gobetti (Bin Italia): “Sono interventi categoriali che esaltano la frammentazione sociale. Bisogna avere coraggio di adottare un reddito di base incondizionato”
Il «reddito di emergenza» (Rem) potrebbe essere un bonus tra 600 o, probabilmente, 800 euro, poco sopra l’attuale massimale previsto dal cosiddetto «reddito di cittadinanza» (780 euro). Dovrebbe essere finanziato con tre miliardi di euro stanziati nel decreto che sarà emanato dal governo entro metà aprile ha sostenuto ieri la ministra del lavoro Nunzia Catalfo (M5S). Sono previsti almeno tre milioni di beneficiari sospesi tra lavoro autonomo e precario, tra occupazione e inoccupazione. Catalfo ha parlato di un «alleggerimento dei requisiti d’accesso che riguardano il patrimonio immobiliare, fino al termine dell’emergenza economica». In questa direzione si erano già espressi sia Vito Crimi (M5S) che il ministro del Sud Giuseppe Provenzano (Pd). Anche l’accredito della somma potrebbe seguire modalità diverse da quelle previste dal «reddito di cittadinanza». C’è chi parla di un versamento sul conto corrente, sempre che il destinatario ne abbia uno.
L’incertezza sulle modalità di erogazione riguarda in realtà la natura della nuova misura: bonus una tantum oppure «allargamento» del «reddito di cittadinanza»? Quest’ultima ipotesi è stata al momento esclusa dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri (Pd) secondo il quale l’emergenza impedisce di adottare misure strutturali. È nata l’opzione «transitoria» del «Rem» che potrebbe durare fino al 31 luglio, termine attuale dell’«emergenza coronavirus», e poi essere ritirata. Non è ancora chiaro quale sarà la durata del «Rem», ma sembra essere diffusa l’idea per cui le conseguenze economiche della crisi termineranno con la fine dello stato di emergenza. Un calcolo che potrebbe essere sbagliato.
Il «Rem» in versione bonus potrebbe invece appoggiarsi sull’articolo 44 del decreto «Cura Italia» sul «reddito di ultima istanza» per i lavoratori autonomi ordinisti. Gli ipotetici, per ora, 800 euro andrebbero così a tipologie eterogenee di lavoratori inseriti in quella che il viceministro dell’economia Antonio Misiani (Pd) ha definito «rete di sostegno universalistico». La platea complessiva prevista potrebbe anche arrivare a un totale di 7 milioni di persone, comprendendo gli autonomi e i parasubordinati. Se così inteso, si tratterebbe in realtà di un universalismo selettivo che rischia di distinguere una platea di «serie A» (chi percepisce un « Rem» da 800 euro) da una di serie B (chi percepisce un «reddito di cittadinanza» mediamente più basso, anche di 3-400 euro). Chi, ad esempio, non è rientrato anche per pochi euro tra i criteri stabiliti del «reddito di cittadinanza», domani potrebbe ricevere un bonus superiore ed esente dai limiti agli acquisti stabiliti dal governo Conte 1 (lega+Cinque Stelle) che restano in vigore sulla carta in possesso degli attuali 2,5 milioni di persone che continueranno ad usarla anche in queste settimane.
La strada alternativa, indicata ad esempio dalle campagne sul “reddito di quarantena” o dalla petizione del Basic Income Network Italia (Bin) che ha raccolto migliaia di firme, potrebbe essere invece quella di estendere con poche mosse e subito l’attuale “reddito di cittadinanza”, eliminando gli attuali vincoli di accesso e tutte le condizionalità, portando tutti i beneficiari al massimale previsto di 780 euro. In questo modo si potrebbero evitare discriminazioni e rispondere a un dubbio che non sembra essere stato affrontato in queste ore dai decisori politici: se chi ha perso il lavoro, e ha condotto per mille ragioni un’attività “in nero”, dev’essere tutelato in questa emergenza, è anche possibile che chi ha come unico sostegno un “reddito di cittadinanza” tra i 200 e i 500 euro potrebbe affrontare difficoltà paragonabili. Non è escluso che si voglia evitare una tale modifica strutturale per i costi economici che potrebbe comportare dopo l’emergenza. E’ tuttavia probabile che si stiano sottovalutando i costi sociali che la frammentarietà di questi, e altri, interventi potrebbero provocare.
Un reddito di base sul lungo termine è stato chiesto dal fondatore del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo che, in un post sul suo sito, ha espresso un orientamento diverso da quello del suo partito. «Milioni di italiani – ha scritto – non avranno nei prossimi mesi un’entrata garantita. Le restrizioni agli spostamenti, al commercio e alla vita di tutti i giorni avranno gravi ripercussioni sui mercati delle imprese e sul benessere delle persone. Ci sono interi settori che subiranno le conseguenze di questa crisi fino alla fine dell’anno, forse alcune filiere non si riprenderanno mai o non torneranno più come prima”. Per quanto riguarda il finanziamento di una simile misura Grillo pensare alla tassazione delle grandi fortune, dei grandi colossi digitali e tecnologici o una tassa sui combustibili fossili come carbone, petrolio e gas avviene in Alaska dal 1982 con l’Alaska Permanent Fund: un dividendo del rendimento economico di un capitale pubblico, che attinge dalle compagnie fossili.
«Il governo rischia di creare una situazione di disuguaglianza assurda. Da un lato si dice che in conseguenza della crisi nulla sarà come prima dall’altro si vuole restaurare entro il più breve tempo possibile lo status quo. È un errore, in questa emergenza è necessario un welfare inclusivo per tutti» afferma Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista). «Questa contrapposizione di misure va evitata – afferma Tiziano Trobia del sindacato Clap che partecipa alla campagna per il “reddito di quarantena”- Bisogna estendere i criteri di accesso al reddito esistente che oggi escludono i soggetti più fragili, anche i cittadini extracomunitari residenti da meno di 10 anni». «Sono interventi categoriali che esaltano la frammentazione sociale e del lavoro e renderanno il sistema più complesso e costoso – sostiene Sandro Gobetti (Bin) – Anche lo sdoppiamento tra un reddito di emergenza e uno di cittadinanza non sembra essere chiara se non, immaginiamo, per avere un uso di cassa immediato. Ma questo creerà ulteriore confusione e non va nella direzione auspicata dal governo. Bisogna avere coraggio ed entrare nell’era in cui il reddito di base sia un diritto nuovo, universale».
Il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ieri hanno proposto di razionalizzare il reddito di emergenza in un «sostegno di emergenza per il lavoro autonomo (Sea) e in un «Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza” (Rem). Sono “misure temporanee ed eccezionali, la cui durata è uniformata a quella delle prestazioni straordinarie per il lavoro dipendente. Misure concepite come «il miglior punto di partenza per quelle che sarà necessario predisporre in seguito». Considerate in vista del «seguito» è possibile che il sostegno per il lavoro autonomo (Sea) possa essere molto utile. Quello riconosciuto dal governo alle partite Iva, in via straordinaria con un bonus, è il primo sistema di ammortizzatore sociale per un’amplissima fasce di lavoratori associati all’imprenditore.
Se una partita Iva è “un imprenditrice di se stessa” si è sempre pensato che non abbia bisogno di un’assicurazione contro i periodi di calo del fatturato, mancanza di commesse o incarichi, disoccupazione. Negli ultimi vent’anni si sono invece moltiplicati percorsi auto-organizzati nel lavoro autonomo che hanno evidenziato il “lavoro” nel lavoro autonomo. Pensare, e realizzare subito nell’emergenza, uno schema di ammortizzatore sociale universale per almeno 3 milioni di persone, da modulare in maniera progressiva secondo la tipologia di attività, può essere l’inizio di una sistematizzazione e semplificazione del più ampio sistema del Welfare esistente in Italia. Un uso virtuoso dell’emergenza a sostegno delle persone, indipendentemente dalla loro appartenenza all’universo del lavoro dipendente o a quello autonomo.
Tratto da Il Manifesto del