Stipendi: a chi troppo e a chi niente. E la rete chiede il reddito di cittadinanza
Il 47% dei tweet postati in rete e analizzati da Voices from the blogs critica la busta paga di politici e burocrati. Il 23,7%, invece, se la prende con gli emolumenti dei manager privati e dei banchieri. Quasi il 30% dei commenti si concentra invece sulle difficoltà economiche delle famiglie e denuncia l’insufficienza dei salari. Per la rete una soluzione sarebbe condividere il reddito tra più persone
MILANO – L’allarme è stato lanciato da Bankitalia: alle famiglie italiane il reddito corrente non basta più. Sarà perché la crisi morde, o perché le retribuzioni orarie sono più basse rispetto a quelle dei partner europei, ma sta di fatto che il tema è rimbalzato in Internet, dove si sono diffuse le lamentele per le sperequazioni e per le crescenti difficoltà delle famiglie ad arrivare alla fine del mese. E la rete ha individuato – oltre al male – anche la cura, e invoca il reddito di cittadinanza, riponendo grandi speranze nella “nuova” politica.
Su questi temi Voices from the Blogs ha letto poco meno di 13mila tweet postati nelle ultime due settimane. A tenere banco è ancora la questione dello stipendio dei politici e dei burocrati di Stato, che assilla il 47% degli italiani. Il 23,7%, invece, se la prende con gli emolumenti dei manager privati e dei banchieri. Quasi il 30% dei commenti si concentra invece sulle difficoltà economiche delle famiglie e denuncia l’insufficienza dei salari.
Per fare fronte a una situazione che va peggiorando, il 31% degli italiani suggerisce – ormai da tempo – di tagliare i costi della politica, intervenendo sia sul numero dei parlamentari, che sui loro emolumenti. E si nota un 8,9% che si aspetta dai nuovi parlamentari grillini un deciso intervento in materia (“sono un insegnante ho stipendio bloccato per 3 anni, “loro” hanno vitalizi da favola. Le cose può cambiarle solo 5 stelle”). Tra chi stigmatizza le eccessive retribuzioni dei dirigenti del settore privato prevale (13,3%) la richiesta di imitare la Svizzera, che ha approvato per via referendaria un tetto ai guadagni dei manager (“Svizzera: sì al tetto degli stipendi dei top manager. imparareinfreeeeeettaaaaaa”).
L’adeguamento dei salari più bassi è invece il provvedimento più urgente secondo il 14% dei commenti (“Ok tagliamo gli stipendi dei politici xché troppo alti. Ma una battaglia per alzare gli stipendi degli operai no? Arrivareafinemese”). Ma la vera novità è costituita dal fatto che la rete sembra anche aver individuato una soluzione al problema del reddito insufficiente delle famiglie: la maggioranza relativa (32,8%) delle opinioni espresse, infatti, propone infatti di adottare una qualche forma di reddito di cittadinanza: un tema, anche questo, riportato alla ribalta dalla campagna elettorale del Movimento 5 Stelle.
L’ipotesi del reddito di cittadinanza riscuote un successo molto largo: tra coloro che prendono posizione rispetto alla sua introduzione i pareri favorevoli superano infatti i tre quarti del totale (75.6%), anche se va precisato che la rete è piuttosto attenta a distinguere tra i vari interventi proposti: un reddito di cittadinanza vero e proprio, universale e cumulabile con altri redditi, o un reddito minimo garantito, soggetto alla “prova dei mezzi” e destinato solo a integrare i redditi più bassi.
Già, perché se è vero che il 41,5% dei post giudica che un reddito di cittadinanza andrebbe nella direzione di una maggiore equità sociale (“semplicemente non rubare, giuste retribuzioni, niente privilegi di casta, garantire minimo reddito, controllo”), e quasi il 30% lo ritiene un intervento utile – in una fase di crisi economica – per proteggere le fasce sociali più deboli, rimane un altro 30% circa di italiani che solleva dubbi ed esprime perplessità: molti infatti temono che la necessità di finanziare il provvedimento porti a una maggiore pressione fiscale (17,4%); altri ritengono che il reddito di cittadinanza riduca l’incentivo a lavorare e crei fenomeni di parassitismo (8%) (“reddito di cittadinanza al massimo può trasformare i bamboccioni di mamma e papa’, in bamboccioni di Stato. Che prospettiva…”); qualcuno, infine, pensa che – per conservare i requisiti per ottenere un sussidio di Stato – crescerà la propensione a lavorare in nero (3,5%).
“Voices from the Blogs” è l’osservatorio scientifico sui social media dell’Università Statale di Milano curato da A. Ceron, L. Curini, S. M. Iacus e G. Porro.
Tratto La Repubblica 13 marzo 2013