Di fronte all’insufficienza del decreto “Cura Italia” messo in campo dal governo per contrastare gli effetti economici della pandemia, è necessario rivendicare misure universalistiche di sostegno al reddito. Con questo appello, il BIN avvia una raccolta firme per estendere il reddito di cittadinanza
Dopo pesanti pressioni il nuovo DPCM varato il 22 marzo dal Governo ha sospeso la produzione di alcuni settori. Si tratta senza dubbio di un provvedimento particolarmente tardivo. Sarebbe stato necessario arrivare all’interruzione delle attività nei “settori non essenziali” molto tempo prima, limitando la diffusione del virus soprattutto nelle regioni maggiormente colpite. Ancor di più, si tratta di una misura parziale e contraddittoria. Le energiche pressioni esercitate da Confindustria, con una carica di cinismo che in questi ultimi giorni ha raggiunto livelli non tollerabili, hanno finito per condizionare ancora una volta il debole “Governo Conte”. La lista dei settori cosiddetti “fondamentali”, per cui sarà consentita la produzione, è stata allargata a dismisura. Per giunta alcune clausole del decreto hanno surrettiziamente trasformato l’elenco puntuale dei settori in indefinite “filiere”, dando così la possibilità alle imprese escluse dalla lista di bypassare non troppo difficilmente i deboli vincoli posti dalla norma.
Quello che a noi preme, al netto della limitatezza di questo intervento, è che non risulta più rinviabile l’applicazione di una misura di sostegno al reddito con caratteristiche universali. Altrove abbiamo già espresso le nostre critiche al Decreto “Cura Italia”, che stanzia poche risorse finanziarie – inadeguate rispetto alla pervasività della crisi – e promuove un ventaglio di misure di sostegno al reddito che consolideranno la strutturale frammentazione del regime di welfare italiano, favorendo altre forme di esclusione dalla protezione sociale per numeri consistenti di lavoratrici e lavoratori.
La campagna sul Reddito di quarantena che anche noi animiamo ha posto con forza la necessità dell’introduzione di misure universalistiche di sostegno al reddito: se il lavoro è frammentato, se l’impatto economico della pandemia produrrà nuovi e più gravi guasti sociali, serve una misura universale capace di proteggere interamente il “pluri-verso” del lavoro, compreso chi ha un lavoro intermittente, precario, a nero, partita iva o chi un lavoro non ce l’ha. È per questa ragione che abbiamo accolto con piacere anche l’iniziativa avviata dal BIN, con cui da sempre abbiamo condiviso l’impegno a favore della lotta per un basic income universale. In un appello pubblicato qualche giorno fa e circolato in rete, chiedono al Governo – attraverso una raccolta firme (vedi qui) – di allargare prima possibile la platea dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza rivedendo i parametri di accesso legati all’ISEE, superando l’impianto “familista” della misura, nonché abolendo gli stringenti dispositivi di condizionalità al lavoro, che già prima della pandemia non avevano prodotto alcun risultato ed erano stati al centro di numerose polemiche e che invece adesso apparirebbero solo completamente irragionevoli, limitando anche la possibilità per questo strumento di contrastare la povertà. Per queste ragioni, vi chiediamo di continuare a seguire le iniziative della campagna sul Reddito di quarantena sui social, che in questi giorni sta ricevendo notevole consenso, e di firmare insieme a noi l’appello del Basic Income Network.
Al Governo ed al Parlamento italiano
ESTENDERE IL REDDITO DI CITTADINANZA! SE NON ORA QUANDO?
In un momento in cui è essenziale riconoscere che ciascun individuo è parte attiva e responsabile di una comunità, questo è il tempo in cui è necessario dare prova di aderire davvero al piano della società e ai suoi bisogni reali, questo è il tempo di garantire il diritto all’esistenza.
Ora è il tempo che ci mette davanti a cambiamenti sempre più repentini e alla necessità di strutture politiche e sociali adeguate. Sia per rispondere all’attuale emergenza sia per ridefinire una misura più universale di protezione sociale.
È il tempo di semplificare le misure, includere tutta la popolazione, garantire ciascun individuo a prescindere dalla appartenenza alla categoria del lavoro o non lavoro. Dopo i primi provvedimenti destinati agli ammortizzatori sociali è
necessario garantire una universalità degli interventi.
L’Italia ha introdotto dal 2019 la misura del reddito di cittadinanza che ora, se opportunamente riformata in senso più universalistico e meno vincolante, può essere un importante strumento di sostegno alle persone, come diritto di esistenza.
Per questo riteniamo urgente:
– Espandere, ampliando significativamente la soglia di accesso, la misura del Reddito di Cittadinanza per raggiungere tutti coloro che sono esclusi dagli ammortizzatori sociali;
– Semplificare le procedure ed i criteri di accesso e rendere l’erogazione immediata;
– Riconoscere l’individualità della prestazione;
– Liberare la misura dai vincoli delle politiche attive, o altri obblighi, dispendiosi e ora quanto mai inefficaci;
– Utilizzare tutte le forme di finanziamento, anche dei fondi europei, destinate a sostenere la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza;
– Prevedere che le modifiche in senso universalistico della misura non si esauriscano nel periodo della “quarantena” o “dell’emergenza”, ma divengano strutturali, come fondamento di un nuovo Welfare finalmente inclusivo e garantistico.
Il welfare non è una spesa, ma un investimento!
PER FIRMARE LA PETIZIONE CLICCA QUI
Consiglio direttivo del Basic Income Network (BIN) Italia
Per le realtà sociali e collettive che vogliono aderire e inserire la loro firma in calce all’appello, inviare una mail a info@bin-italia.org