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Francia: bloccato il dibattito sul reddito di base in parlamento, ma si rilancia

Il 31 gennaio 2019, la componente socialista al parlamento francese aveva proposto l’avvio di un dibattito per introdurre una legge che potesse avviare la sperimentazione di un reddito di base in 18 dipartimenti.  Questa proposta non sarà votata anche se vi sono in corso alcune sperimentazioni nel paese.

La proposta era stata depositata ad ottobre 2018, la proposta di legge è stata discussa ma non è stata inserita tra le proposte da votare visto che la commissione per gli affari sociali ha respinto la proposta di portarla in aula. “La nostra proposta è un’iniziativa che coinvolge 18 dipartimenti, per modellare un reddito di base. Questi dipartimenti si sono offerti volontari per l’esperimento sui loro territori per verificare se questo strumento è efficace”, dichiara il deputato di Ardèche Hervé Saulignac, relatore del testo.

Alcune forme sperimentali erano state avviate già nel 2016, come“singole prestazioni sociali senza condizioni”. Questo “reddito di base” non sarebbe, tuttavia, come il reddito universale proposto da Benoît Hamon, accessibile a tutti, ma soggetto a forme di condizionalità di accesso. Una sorta di reddito minimo incondizionato.

Il progetto differisce significativamente dal “reddito universale da attività” diEmmanuel Macron, che dovrebbe prendere l’avvio in primavera. Emmanuel Macron ha chiaramente sottolineato i doveri dei beneficiari che dovranno sottoscrivere forme di integrazione al lavoro che “impediscono la possibilità di rifiutare più di due offerte di lavoro ragionevoli o altre attività.”

“Trovo incredibile che la maggioranza di governo rifiuti un approccio sperimentale che ha il supporto di 18 dipartimenti”, risponde Jean-Luc Gleyze (PS), presidente del dipartimento della Gironda. “Per noi, l’avventura non si ferma qui perché continueremo a portare i nostri argomenti nel contesto della concertazione sull’attività del reddito di base.”

Nel frattempo, altre due sperimentazioni sono in corso, quella realizzata un anno fa dall’ambientalista Julien Bayou, l’associazione Mon Revenu de Base, che sta sperimentando una versione più vicina del progetto di Benoît Hamon perché il beneficio viene pagato totalmente in maniera incondizionata, sia di accesso che di richiesta di essere disponibili al lavoro, e può essere combinato con altri redditi. Il progetto funziona grazie alle donazioni e ad un crowdfounding che consentono di finanziare il pagamento di 1 000 euro al mese per un anno a una persona volontaria estratta a sorte. L’associazione sta allargando questo platea ed a gennaio una sesta persona riceverà € 1.000 al mese per un anno.

A gennaio, il sindaco ecologista di Grande Synthe (nord) Damien Carême ha annunciato l’istituzione di un “minimo sociale garantito” nel suo comune, dove il 17,2% degli abitanti è al di sotto della soglia di povertà, circa 3.700 persone. “Questo è un beneficio complementare che permetterà a coloro che sono al di sotto della soglia di povertà di avere almeno 855 euro al mese per vivere“, dice Olivier Caremelle, direttore del gabinetto del sindaco. “È differenziale, cioè quelli che vivono con 500 € avranno 355 € in più, e quelli che hanno 900 € non avranno nulla. ” Questa misura sarà destinata ai residenti del comune, dall’età di 18 anni, ma sarà oggetto di un contratto tra il beneficiario e il Centro di azione sociale comunale (CCAS) e sarà in parte condizionato. “Il costo sarà di circa 2 milioni di euro in un anno intero, ma sarà finanziato da risparmi sulla bolletta energetica”, afferma Olivier Caremelle. Il budget sarà votato a marzo 2019.

Fonte La Croix 31 gennaio 2019

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