Cerca
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
casareddito

Il reddito minimo è realtà (forse): “Solo una presa in giro”

di Selene Cilluffo

Passa nella legge di stabilità l’emendamento del reddito minimo. 120 milioni di euro in tre anni i fondi, inizialmente destinati alle famiglie al di sotto della povertà assoluta. Le prima critiche: “Uno spot politico”

Tra i principali emendamenti approvati con la legge di stabilità c’è il ‘reddito minimo’, atteso soprattutto dalla Comunità Economica Europea da molto tempo: nel 1996 la Commissione presieduta da Paolo Onofri (Consigliere economico dell’allora Presidente del consiglio dei Ministri, Romano Prodi) aveva già recepito l’indicazione dell’Europa che dal 1992 chiedeva al nostro Paese forme di sostegno al reddito. All’epoca era stato calcolato che sarebbero stati necessari per avviare tali richieste 15 mila miliardi delle vecchie lire. Ora le risorse per sostenerlo arriveranno dalle pensioni d’oro: il taglio prevede un 6% oltre i 90 mila euro, 12% oltre 128 mila euro e 18% sopra 193 mila euro.

Le stime del ministero dell’Economia parlano di un gettito di circa 40 milioni all’anno, per i prossimi tre anni, per un totale di 120 milioni. Tali risorse tra il  2014 al 2016 confluiranno nel Fondo per la lotta alla Povertà, lo stesso che finanzia la carta acquisti, in modo da avviare la prova sul reddito minimo di inserimento. Dopo la fase di sperimentazione in alcuni Comuni, si prevede che sarà valido sull’intero territorio nazionale.

Nei mesi scorsi numerose associazioni tra cui circoli territoriali, movimenti e sedi sindacali hanno organizzato una raccolta di firme, oltre 55 mila, a sostegno di una proposta di legge d’iniziativa popolare volta a introdurre il reddito minimo garantitoper tutti e tutte. Lo scorso 13 febbraio nella sala stampa della Camera dei Deputati, si è svolta una conferenza stampa del progetto. La piattaforma era coordinata dal BIN Italia, associazione che si è occupata della stesura della proposta di legge con il contributo di sociologi, economisti, filosofi, giuristi e ricercatori.

“Quella della manovra non è una legge sul reddito minimo – afferma Sandro Gobetti di BIN – tanto meno segue le direttive richieste dall’Unione europea. E’ una definizione fuorviante perché non c’è la base economica per far fronte alle necessità della popolazione. Secondo gli ultimi dati Ocse il nostro paese è destinato ad avere una società sempre più povera e attualmente le persone sotto la soglia minima di povertà sono quasi 5 milioni. Servono molti più fondi: si sta giocando con la dignità delle persone“. E proprio sugli studi avviati dalla commissione Onofri sarebbe necessario ripartire: “Sono stati stanziati 500 milioni di euro per il palazzo congressi di Fuksas, 45 milioni per comprare gli F35  – continua Gobetti – quindi non c’è la volontà politica di continuare su quella scia”.

Un provvedimento sul reddito minimo era già stato approvato ma a livello regionale per il Lazio: “Per quella legge regionale si erano stanziati 30 milioni di euro. Il provvedimento della manovra è più che altro uno spot politico” conclude Gobetti. “La solita volontà di prendere in giro ancora una volta milioni di italiani – afferma furioso Marco Furfaro della segreteria nazionale di Sel – nella legge di stabilità c’è solamente una misera estensione della social card, tra l’altro già prevista dal governo Monti e persino con maggiori risorse. Dove sarebbe il fatto epocale e di cambiamento? La pubblicità ingannevole di questo governo è inaccettabile: andrebbe denunciato per truffa a tutti gli italiani che si trovano sotto la soglia di povertà”.

Andrea Fumagalli, economista e professore di Storia dell’economia politica all’università di Pavia, propone di fare un rapido calcolo: “Secondo i dati Istat del 2011 le persone in Italia sotto la soglia di povertà relativa erano circa 8 milioni e 300 mila. Per portare questa fascia di popolazione oltre la soglia di povertà (ovvero a un reddito che arrivi ai 600 euro al mese) bisognerebbe integrare con circa 9 miliardi di euro netti, escludendo le risorse già messe in campo dal bilancio (come i sussidi). Oggi i poveri sono circa 9 milioni e mezzo: in questo caso servirebbero tra i 18 e i 19 miliardi. Quindi il provvedimento varato dalla manovra è assolutamente irrisorio“. Inoltre ancora i termini della legge non sono chiari: “Non si capisce quale è il livello di reddito a cui si vuol far giungere i beneficiari, o quanti essi siano – continua Fumagalli – Anche perché i dati Istat disponibili o sono nazionali o vanno per macroaree, mentre il provvedimento attuale riguarda le realtà metropolitane in cui si sta applicando la Social Card”.

La Social Card serve per l’acquisto di di beni e lo Stato spende già 50 milioni di euro l’anno: “I 40 milioni di euro per quello che è stato chiamato reddito minimo andranno a rimpinguare i fondi per la Social Card: è un provvedimento di Workfare e non di Welfare. Lo chiamerei reddito di inserimento, ma non certo reddito minimo garantito“.

Insomma ancora c’è poca chiarezza: “Il testo dell’emendamento non è noto, sembra che il reddito verrà dato alle famiglie e non ai singoli individui e questo riduce di molto la platea dei beneficiari.In ogni caso con 120 milioni di euro non si raggiunge nessun obiettivo: in Francia ogni anno per il reddito minimo francese si spendono 8 miliardi di euro e c’è un salario minimo di circa 1250 euro lordi. A me sembra più che altro un provvedimento demagogico per far sì che alcune forze politiche possano vantarsi di aver fatto questo tipo di legge” conclude l’economista.

Tratto da Today 28 novembre 2013

Altri articoli

SEGUICI