Saksham Khosla, analista e ricercatore presso la Carnegie India, ha redatto un rapporto dettagliato per l’implementazione di un reddito di base in India. La sua ricerca si concentra sulla questione economica delle riforme amministrative e del welfare in India. Meno di un anno fa, il ministro delle finanze indiano, Arun Jaitley, ha presentato l’Economic Survey del governo indiano, che conteneva un capitolo di 40 pagine sul reddito di base e la sua introduzione in India. Il rapporto Khosla ora offre un passaggio in più per un possibile percorso in avanti, riconoscendo i risultati e le limitazioni del precedente documento. Esaminando brevemente l’indagine economica e le sue caratteristiche, scrive che “le caratteristiche centrali offrono ancora una base debole”, e che se non saranno oggetto di un’analisi e di un dibattito più approfonditi, “produrranno risultati errati”. Il nuovo rapporto richiede la necessità di sperimentare un reddito di base in India (o diverse formule, come nel caso attuale nei Paesi Bassi). La logica alla base di questa affermazione è che le prove del funzionamento di un reddito di base concrete sono indispensabili, così la discussione può passare “dalle conferenze accademiche al dibattito parlamentare e alla legislazione”. Tuttavia, mette in guardia sulla rilevanza di tali prove, sostenendo che è necessario un forte sostegno pubblico e chiari fondamentali economici. Si nota inoltre che tagliare tutti i programmi sociali esistenti, sebbene la maggior parte sia inefficiente e costosa da amministrare, potrebbe “trasformarsi da essere una fortuna a minare attivamente il contratto sociale indiano”. Infine, il rapporto Khosla riconosce anche l’importanza di sviluppare e migliorare il sistema per aumentare i pagamenti digitali e i problemi politici e fiscali ancora da risolvere, come chiave per una futuro implementazione del reddito di base in India.
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