Un’intervista anonima ad una ragazza precaria, in Italia, nel 2018.
I famosi “lavoretti” e la ricerca infinita di una qualche “stabilità” nella solitudine della metropoli tra stati d’ansia e incazzature.
Riusciranno mai i precari a riprendere in mano le proprie vite?
Quanti anni hai?
27
A che età il primo lavoro?
il primo lavoro in nero, ovviamente, a 16 anni; il primo lavoro con contratto di tre mesi, senza rinnovo, a 26
Quanti lavori hai cambiato negli ultimi 4 anni?
domanda difficile. sono stata: baby sitter, barman, scrutatrice, soccorritrice avanzata per servizi in ambulanza, operatrice di protezione civile- antincendio e antiallagamento, operaia in laboratorio, assistente sociale
Quanti contratti e che tipoligie di contratti hai avuto?
davvero pochi, ho lavorato con contratti brevi e determinati per un totale di 8 mesi negli ultimo due anni forse
Puoi descrivere velocemente il tuo ultimo anno lavorativo?
In questo periodo nel 2017 stavo iniziando il mio primo mandato ufficiale da assistente sociale presso un cas di velletri, provincia a 35 km da roma, un contratto di 12 ore a settimana firmato con una cooperativa sociale. causa una proposta migliore, abbandono il cas e vengo assunta da un’altra cooperativa che mi proponeva una sostituzione di due mesi per malattia di un’assistente sociale presso il IX municipio di Roma, sta volta almeno erano 36 ore settimanali. ovviamente, concluso il termine, non c’è stato nessun rinnovo o altro collocamento. così ho ripreso a fare la baby sitter più altri lavori saltuari su chiamata per tutto l’inverno, non cessando di inviare cv e cercare concorsi. una mamma per fortuna e per buon senso decise di mettermi in regola, contratto di collaborazione per 5 ore a settimana. ora lavoro ad aranova, frazione di fiumicino, sempre 30 km da casa, in uno sprar. sembra che avrò speranze buone, se tutto va bene, rimarrò qui fino a marzo 2019.
In che maniera ha inciso il tuo essere una donna?
io credo che prima del sesso sia fondamentale la personalità e la determinazione ostinata, nella vita e soprattutto oggi nel lavoro. Non mi sono mai sentita subordinata e ho fatto in modo che anche i colleghi o i responsabili uomini non si permettessero mai di subordinarmi. E questo credo abbia inciso a far sì che ci fosse molto rispetto, collaborazione e stima a livello lavorativo e umano. disguidi e problemi ci sono sempre, uomini o donne che siano. L’essere donna in alcuni ambiti e in realtà è anche e solo un valore aggiunto soprattutto nei ruoli che ricopro, certo se ci fosse qualche accortezza in più non guasterebbe, ma purtroppo ci siamo abituate
Che effetto ha la tua vita lavorativa sul tuo umore e sulla tua salute?
ormai le nostre vite gravitano quasi solamente in base al lavoro, alla formazione professionale, al denaro. e’ ovvio che incida e purtroppo lo fa in maniera totalizzante e per lo più in negativo. Quando c’è ed è ben retribuito e da’ garanzie allora ti senti più sereno, magari ti da anche soddisfazione. ma la precarieta’ ti annienta. non riesci a mettere da parte un centesimo, puoi fare davvero pochissimi programmi, sei schiavo di una condizione, sei costretto a compromessi, non ti senti libero, non hai molto potere decisionale sulla tua vita. a meno che non si decida di abbandonare tutto.
Ansia o altri sintomi, ti capita di averne?
Ansia, depressione, fame compulsiva, annichilimento, stanchezza, nevrosi, stati confusionali. Beh sì..
Cosa credi si dovrebbe fare per stare meglio?
Eh. Bella domanda. Credo che ognuno di noi, o comunque spero buona parte, ci provi tutti i giorni a stare meglio, a inventare strategie di resistenza, solidarieta’, di decompressione di sopravvivenza. è una lotta. Potremmo fare un’intervista a parte su questo. Forse, allungando l’occhio alle altre domande, l’oggetto centrale dell’ultima potrebbe già essere una buona soluzione.
Sai quante sono le persone nella tua stessa condizione in italia?
La maggior parte, credo. Basta confrontarsi con gli amici, basta sentire i commenti della gente. siamo in tanti e non è un dato solamente o puramente statistico, è una condizione generalizzata, la si sente.
Ti capita di pensare di essere una persona “fallita” quando non hai lavoro?
Certo. Ma non perchè credo o faccia del lavoro la mia vita. anzi! oggi l’unico modo per sopravvivere, per avere denaro, per essere economicamente indipendente è lavorare, è guadagnare. Se non lavori non hai la possibilità di vivere e di goderti la vita. Non smanio dalla voglia di lavorare, potessi lavorerei il meno possibile. ma non è la società e il mondo che vorremmo. Quindi entrando nel tunnel della vita indipendente, nella vita che altri hanno deciso dovesse essere condotta a queste condizioni, più che fallita ti senti disarmata, immobile. Una mosca al vetro. Quando invece vorresti fare tanto, ma non puoi.
Cosa ne pensi dei neet e dei “bamboccioni” di cui abbiamo sentito parlare molto?
Si potrebbe parlare molto su questo punto. io credo che l’italia sia nel suo complesso un paese bamboccione, un paese inetto. Non è solo abitato da persone che, ma credo lo sia per cultura, per atteggiamento. Non voglio entrare nel merito del termine e della storia politico mediatica che c’è stata dietro, io credo solo che lavoro o non lavoro bisogna darsi da fare in tutti gli ambiti della vita dalla formazione allo studio, alle relazioni, al sociale. io sono abbastanza severa con me stessa e anche con gli altri, non posso e non mi sento di tollerare l’inerzia, l’abbandono, l’immobilismo, il parassitismo. Chiunque può fare qualcosa, qualsiasi cosa, già la vita è una merda, se facessimo tutti almeno il minimo sforzo si potrebbe stare forse meglio
Come vedi l’idea di un reddito di base?
Ho cambiato idea nel tempo riguardo al reddito. Credo che la storia ci ha dato e insegnato tanto, ma bisogna essere abbastanza bravi da riuscire sempre a mettere in discussione gli aspetti della vita che vengono colpiti dal passare del tempo. I cambiamenti sociali, politici e soprattutto economici corrono veloci ribaltando le regole del gioco in continuazione. non possiamo piu tenere il contesto attuale legato al passato, non siamo piu’ nella seconda meta’ dell’800, e le necessità, gli standard sono diversi anche dalla piu’ vicina seconda meta’ del 900, insomma bisogna fermarsi e riformulare i piani, i contratti, i rapporti e così tutto l’apparato del lavoro. Il reddito di base? forse è quasi diventata una necessità oggi. Il lavoro non ti fa campare ti logora, lavoro poi, chiamiamolo per lo piu è sfruttamento, bisogna necessariamente alzare la qualità della vita, rendere questa condanna dell’esistenza un esperienza più vivibile, più umana.