L’Islanda si prepara alle prossime elezioni nel mese di ottobre a seguito delle dimissioni dell’ex primo ministro Gunnlaugsson. Al momento i sondaggi danno il Partito Pirata in testa di quattro punti percentuali e potrebbe essere in grado di formare il prossimo governo islandese. Sono molte le proposte dei Pirati islandesi ma quella che sta avviando un interessante dibattito non solo nazionale è quella di proporre un esperimento di reddito di base. Questa sperimentazione si andrebbe a sommare ad altre che sono già in cantiere, come in Finlandia, Francia, Olanda, Namibia etc.
L’anno scorso i parlamentari del partito Pirata hanno introdotto una proposta che chiedeva al governo di formare un gruppo di lavoro per studiare la fattibilità di un reddito di base per “sostituire, o almeno semplificare” il loro sistema di welfare.
Uno studio per comprendere al meglio se si debba trattare di un reddito di base incondizionato o un altro tipo di misura ma che però riesca a superare gli attuali modelli di sostegno al reddito più vincolanti e con più difficoltà di accesso.
La proposta dei Pirati dello scorso anno ha citato l’esperienza in Finlandia, dove recentemente si è annunciato l’avvio della sperimentazione per il 2017 da destinare intanto a tre mila persone già disoccupate. La nuova sovvenzione diretta in denaro andrà a sostituire i loro benefici esistenti, per valutare l’impatto del cambiamento sulla povertà, i tassi di occupazione, e sopratutto gli alti costi della burocrazia di cui oggi necessitano i diversi strumenti di welfare (controlli sulle persone, centri per l’impiego, inserimento al lavoro, etc).
Se i Pirati andranno al governo l’Islanda potrebbe essere il prossimo paese a testare nuove forme di reddito garantito, con meno vincoli e maggiore redistribuzione.