DALLA FURIOSA battaglia ideologica dell’estrema destra si desume comunque la possibilità per cui una buona metà delle attuali 2,38 milioni persone perderà il sussidio (580 euro medi), dunque almeno un milione di persone. Queste persone vivono in 1,06 milioni di famiglie che percepiscono il «reddito di cittadinanza», mentre 119 mila sono assegnatarie della «pensione di cittadinanza», ovvero 134 mila persone. Non sappiamo, al momento, se queste ultime saranno risparmiate dal taglio delle risorse progettato da chi, come Meloni, ha definito questo malconcepito sistema nei termini di «metadone di Stato». Il totale dei percettori del «reddito», va ricordato, è soggetto a notevoli variazioni. Per esempio è diminuito rispetto ai primi tre mesi del 2022. Allora c’erano 1.473.045 nuclei percettori di almeno una mensilità di sussidio, cioè 3.267.007 di persone. In otto mesi le revoche hanno riguardato oltre 42mila nuclei e le decadenze sono state 221mila, ha confermato l’Inps. Ciò avviene a causa dei «paletti» fiscali e patrimoniali imposti ai «poveri assoluti» che rendono il «reddito» tutt’altro che una misura sociale garantista.
FINO AD AGOSTO 2022, ha aggiunto l’Inps, sono stati stanziati 5,37 miliardi di euro per il «reddito», 649,7 milioni di euro per la «pensione di cittadinanza». Qualcuno, tra i Fratelli d’Italia, ha sostenuto nel corso della campagna elettorale questa tesi: se sottratte al «reddito», le risorse sarebbero dirottate parzialmente verso le imprese sotto la forma di incentivo alle assunzioni, una delle politiche usate dalle destre e dalle sinistre neoliberali per garantire l’assistenzialismo di Stato agli imprenditori. Giuseppe Conte ha rivendicato che il suo primo governo ha ugualmente pensato di premiare le imprese che assumono i «percettori». Se lo avessero fatto entro i 18 mesi della durata della misura, in linea teorica, avrebbero incassato anche i mesi restanti del sussidio. La norma non ha avuto seguito. L’odio delle destre per il Welfare spezzerà l’ambiguità tra la politica sociale e quella di mercato stabilita dai Cinque Stelle e dirottare le risorse pubbliche verso il privato. Due versioni opposte dello stesso paradigma.
MELONI & CO. rischiano di colpire anche una parte di quasi 368 mila minori presenti nelle famiglie che percepiscono un «reddito» medio mensile di 679 euro. Si tratterà di vedere se, in questi nuclei, c’è qualcuno che lavora. Se così fosse, il sussidio sarebbe tagliato. Il 20% dei percettori infatti conduce un’attività lavorativa ma non guadagna abbastanza per garantirsi un reddito decoroso. Tra questi il 60 per cento ha un contratto a tempo determinato, e molte sono le donne che vivono così.
NON È NEMMENO escluso che Meloni non riuscirà a rimediare a un altro pasticcio creato dai Cinque Stelle, e mai corretto dai governi ai quali hanno partecipato: la «scala di equivalenza». L’Inps conferma che il 46,8% delle famiglie (553.380 su 1.182.308) ha un solo componente, cioè è single. Quelle più numerose, dunque più bisognose, sono penalizzate. Una famiglia di 5 componenti deve dividersi 733 euro medi, al single ne vanno 453 medi. Cortocircuiti delle politiche di Workfare presentate come misure giuste per i poveri.