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Leggendo il diritto al reddito di base da una prospettiva latinoamericana.

di Pablo Moreno-Cruz

Una breve pubblicazione tratta di Pablo Moreno-Cruz dal titolo “Leggendo il diritto al reddito di base da una prospettiva latinoamericana.” tratta dalla rivista web de Il Mulino Diritto pubblico comparato ed europeo, Fascicolo 2, aprile-giugno 2019

Dall’introduzione all’articolo:

“Nella sua versione più pura e seguendo, in particolare, la proposta elaborata da Van Parijs e da Vanderborght, il diritto al reddito di base (Drb) è inteso come un diritto soggettivo, spettante a ciascuno dei componenti di una specifica comunità politica, a ricevere, ex ante, per tutta la vita, e periodicamente, un reddito omogeneo (non in natura ma) in denaro. L’ammontare del reddito di base (Rb) potrebbe essere stimato in un quarto del pil procapite della comunità politica di riferimento o (tra le tante opzioni possibili) in un importo pari o leggermente superiore alla soglia della povertà. In termini generali, il Drb è considerato dai suoi sostenitori come uno strumento normativo capace di fronteggiare, nell’era postfordista, i dispositivi di sfruttamento di una classe operaia esclusa dal godimento del diritto all’ozio e ostaggio, invece, di un rapporto che subordina un’esistenza dignitosa alla sua disponibilità, a qualsiasi prezzo, su un mercato del lavoro scarso e profondamente precarizzato.
Si tratterebbe di uno strumento normativo attraverso il quale si intende superare la logica della socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti mediante una distribuzione (diciamo, prima del lavoro) della ricchezza attraverso (soprattutto, ma non solo) l’imposizione di tasse progressive al reddito. Tale sistema di tassazione sarebbe esteso anche a quei soggetti transnazionali che producono ingenti fortune a livello globale sulla base: (i) del lavoro produttivo di tanti con cui, tuttavia, non intrattengono alcun rapporto di lavoro e/o (ii) dell’uso di beni pubblici o collettivi (tra cui l’ambiente) e/o (iii) dello sfruttamento, a proprio vantaggio, dell’ineguale distribuzione di un patrimonio comune originariamente ripartito come dono.
Ancora, il Drb costituirebbe uno strumento normativo capace di garantire (non una rete, ma) una base solida affinché i destinatari del Rb siano liberi di decidere se lavorare o meno, quando lavorare, che tipo di lavoro svolgere (dipendente, autonomo, domestico, volontariato), senza che questa «boccata di libertà» comprometta l’accesso a condizioni sufficienti di sussistenza.
Infine, il Drb si configura come uno strumento giuridico la cui giustificazione sembra radicarsi, sia pure in modo ambiguo, in quella corrente, al suo interno eterogenea, di prospettive etico-normative accomunate da un atteggiamento di sfiducia nei confronti della capacità dello Stato sociale di superare, da solo, i problemi di disuguaglianza e povertà sociale, specie se le politiche sociali adottate sono apertamente paternalistiche e tendono a umiliare e stigmatizzare i poveri senza aiutarli a sfuggire alla loro condizione di miseria.

Proprio tale ultima questione sarà oggetto di analisi nel presente lavoro, con particolare attenzione allo scenario latinoamericano. In particolare, basandomi soprattutto sulla proposta di Van Parijs e Vanderborght, analizzerò dapprima, brevemente, il diritto individuale, universale e incondizionato al Rb per poi passare all’esame delle cosiddette trappole derivanti dal carattere non individuale, né universale, né incondizionato delle politiche sociali. In seguito, proporrò una breve analisi di alcuni programmi sociali messi in campo in America latina che potrebbero condurre a quattro tipi di «trappole»: rispettivamente, la trappola della povertà, la trappola domestica, la trappola del lavoro e quella della solitudine. Successivamente, dopo aver tracciato un quadro molto sommario e inevitabilmente non esaustivo della situazione in materia di povertà e programmi sociali in America latina, con l’obiettivo di mostrarne le forti carenze rispetto ai Paesi con un welfare più sviluppato, farò riferimento ad alcuni «rischi» che potrebbero derivare da alcune giustificazioni possibili della del Drb. Si evidenzieranno, così, con specifico riferimento al contesto latinoamericano (al suo interno, ovviamente, molto eterogeneo), il rischio della eccessiva semplificazione, il rischio della eccessiva riduzione e il rischio della neutralizzazione, nonché, per concludere, il rischio della distrazione. Ciò allo scopo di mostrare come in America latina potrebbero promuoversi giustificazioni (forse non molto caritatevoli) del Drb di per sé suscettibili di produrre quegli stessi effetti che, paradossalmente, i suoi difensori si propongono di superare.”

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