Intorno al 1590 viene inventato un apparecchio, la “tavoletta pretoriana”, costituito da un piano orizzontale montato su un treppiede, munito di bussola, quadrato delle ombre, scala dei gradi e alidada. Questo apparecchio facilita grandemente il rilievo dei terreni e il disegno delle relative mappe e prende il nome da Giovanni Richter, detto Praetorius, a cui l’invenzione viene attribuita. Circa un secolo dopo, nel 1718 a seguito della decisione di Carlo VI di rinnovare l’antico estimo milanese viene inviato a Milano per presiedere alle misurazioni, il matematico di corte Giovanni Giacomo Marinoni, che impone l’impiego della “tavoletta pretoriana”, per le misurazioni del terreni. Questa ingegnosa invenzione diventa lo strumento fondamentale per la formazione del Catasto Teresiano e di conseguenza per la determinazione delle imposte sulla proprietà fondiaria nel Ducato di Milano. Dopo alcuni secoli, nel dicembre del 1936 il matematico Alan Turing publica un articolo dove si descrive una macchina capace di fare calcoli con l’impiego di una semplice striscia di carta forata simulante una sequenza di zero e di uno e quindi in grado di utilizzare l’algebra booleana. L’elaboratore elettronico, moderna applicazione della “macchina di Turing”, oggi correntemente usato da tutti noi, moltiplica enormemente le possibilità di calcolo permettendo, volendolo, di affinare l’imposizione fiscale sino a limiti impensabili fino a pochi decenni fa.
Ma non solo. Così come l’uso della “tavoletta pretoriana” ha modificato qualitativamente il paradigma fiscale allora in uso, consentendo, attraverso misurazioni precise, una diversa tassazione della proprietà immobiliare, anticipando il passaggio da un sistema di proprietà feudale ad uno borghese; così l’applicazione della “macchina di Turing” alla fiscalità può modificare qualitativamente il paradigma del Welfare State consentendo, ad esempio, di separare, non solo concettualmente ma anche praticamente, l’assistenza categoriale – il cosiddetto Welfare con la prova dei mezzi – dalla redistribuzione di tipo universalistico – il cosiddetto “reddito di cittadinanza”.
Se lo si vuole, e non è detto che lo si voglia, può infatti anche non volersi, come da più parti si auspica che non si voglia, è però evidente, a chi voglia vederlo, che la realizzazione pratica, concreta, in Italia, di un nuovo sistema di Welfare è condizionata dallo sviluppo di un compiuto programma di elaborazione elettronica dei dati a fini fiscali. Ciò significa anche che la realizzazione di un sistema di Welfare necessita di, e comporta di conseguenza, uno sviluppo tecnico ed economico; così come avvenne con l’introduzione del Catasto Teresiano, che contribuì al più rapido sviluppo economico e sociale della Lombardia (1) rispetto alle altre regioni dell’Impero Asburgico. (causa remota, ma non ultima, della sua dissoluzione – ma questo è un altro discorso) Oggi l’aerofotogrammetria ha sostituito la “tavoletta pretoriana” eppure l’evoluzione del paradigma fiscale non ha tenuto il passo, in Italia ed in molti altri paesi del mondo, con il progresso della tecnica. La politica, hobbesianamente intesa come scienza, non ha affinato le sue tecniche. Rimane incapace di mantenersi all’altezza del paradigma scientifico e di conseguenza condiziona in modo negativo lo sviluppo sociale.
(1) Cfr. Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili su la Lombardia, 1844
Come progettare efficacemente la legge sul “Reddito minimo universale”
La complessità della materia, le incognite presenti in ogni atto sociale, e in ultimo gli esempi sempre più frequenti di leggi mal pensate, mal scritte e ancor peggio deliberate dal Parlamento rendono necessario prendere alla lettera e non solo in senso figurato l’espressione: progetto di legge. Poiché alcuni argomenti, come quello che stiamo per affrontare richiedono dati e strumenti che non credo siano in possesso degli studiosi, e neppure degli organi deliberativi, ritengo sia necessario, in questi casi, “progettare un progetto di legge”.
Trattandosi di una materia complessa ed innovativa, tenendo conto anche dell’esito di esperimenti legislativi condotti malamente come quello della Regione Campania [link], è necessario prevedere un iter legislativo frazionato che consenta il controllo della procedura e un eventuale feed back preliminare. Di seguito darò una ipotesi di procedura, che delinei l’iter tecnico per la formulazione di una legge che abbia come fine l’introduzione in Italia del “reddito minimo universale”, dando per acquisite le linee essenziali del discorso politico-giuridico che ne è il fondamento. Il progetto di legge prevede preliminarmente l’individuazione di una procedura per la formulazione della legge.
Per formulare previsioni corrette occorre acquisire e confrontare una serie di dati sensibili che non mi risulta oggi siano disponibili nella forma necessaria alla formulazione della legge. Se immaginiamo un reddito minimo universale di 500 euri netti mensili per una popolazione di 60 milioni di residenti, il calcolo è presto fatto, il suo costo è di 360 miliardi. Per determinare la parte di questa cifra già oggi distribuita a vario titolo dallo Stato ad una parte di cittadini, occorre avere a disposizione molti dati personali su tutti i cittadini residenti o che pagano imposte in Italia. Questo è un passaggio, delicato dal punto di vista della privacy e forse anche della democrazia, ma inevitabile.
Al primo punto la procedura prevede l’approvazione di strumenti legislativi che consentano l’acquisizione ed il trattamento dei dati necessari; verificando preliminarmente se i dati non siano già disponibili presso altri Ministeri ed Enti dello Stato, predisponendo gli strumenti di elaborazione, se non già presenti presso altre Amministrazioni, etc. (Evidentemente, trattandosi di dati “fiscali”, almeno in parte, già posseduti da altre Amministrazioni occorre evitare inutili e costose duplicazioni). L’innovazione tecnica ha messo a disposizione gli strumenti necessari per la registrazione, in grande scala, delle transazioni monetarie, che consente di attribuire ad ogni cittadino un conto personale presso la Publica Amministrazione. Occorre, prima di iniziare l’applicazione di questo strumento, determinarne le caratteristiche e il costo. Il “reddito minimo universale” non dovrebbe essere tesaurizzabile, e quindi ho proposto una tessera elettronica ricaricabile che si esaurisce automaticamente al termine del mese (moneta deperibile di Gesell).
Al secondo punto la procedura prevede l’acquisizione da parte del ministero incaricato di consulenze, pareri tecnici, preventivi di spesa e quanto necessario per valutare costo, modalità di progettazione e costruzione di una tessera elettronica individuale etc.. Occorre istituire un conto nazionale dedicato definendone la copertura. In questo conto confluiranno gli importi non utilizzati nel mese, le donazioni, gli importi derivanti dalla vendita di beni publici, le rendite publiche, le rendite delle Fondazioni bancarie, le voci di copertura degli importi stornati (detrazioni e deduzioni fiscali, pensioni di invalidità, quota dell’8 per mille destinato alla congrua, etc.), quota parte dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, etc. Le eccedenze presenti in cassa verranno investite in titoli di Stato. Lo stesso conto o uno derivato potrà essere utilizzato per i vouchers.
Al terzo punto la procedura prevede la creazione (o la riconversione) di una Cassa per la raccolta degli importi destinati all’erogazione del “reddito minimo universale” e la determinazione delle voci di copertura (almeno delle principali). L’acquisizione dei dati di cui sopra consentirà di conoscere anticipatamente in cifre generali e in singoli importi gli oneri già a carico del bilancio dello Stato che possono essere considerati trasferimenti a titolo di reddito minimo universale. In questo calcolo dovranno essere conteggiate anche le quote di pensione integrate dallo Stato, la quota statale della Cassa Integrazione etc.
Al quarto punto, individuati i trasferimenti assistenziali a carico dello Stato, la procedura prevede che gli importi siano attribuiti, senza variazioni, alla tessera elettronica e debbano essere spesi entro il mese di emissione. L’elaborazione dei dati consentirà ora facilmente di determinare con esattezza il numero delle persone escluse e quindi di determinare gli importi necessari.
Al quinto punto la procedura prevede di iniziare, in base alle entrate disponibili, i versamenti ai cittadini finora esclusi da qualsiasi beneficio. Per ovvie ragioni si dovrànno iniziare i nuovi versamenti con importi ridotti; ad esempio 100 euri mensili (100 euri mensili x 10 milioni di nuovi aventi diritto, gli esclusi, sono pari a 12 miliardi annui, più o meno il costo di 100 aerei militari)
Infine la procedura prevede la progressiva perequazione degli importi con successivi interventi legislativi, in un periodo compatibilmente breve. Rimane da valutare l’integrazione del “reddito minimo universale” con un sistema di vouchers. Ma, per ora, mi fermo qui.
Un altro contributo giunto al Bin Italia dopo l’appello alla presa di parola per un reddito garantito