Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
piattaforma reddito

Rmg e reddito di cittadinanza, NO dal Governo fino al 2017

di di Alfonso Palumbo

Ne’ reddito minimo garantito, ne’ reddito di cittadinanza. Idem per il quoziente familiare, sostituito da altri strumenti di tutela. L’Esecutivo lo ribadisce presentando il sito web legato al progetto ‘Mille Giorni’.

Matteo Renzi ha delegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio a rispondere alla nostra specifica domanda sugli strumenti di protezione sociale. Da parte del vicario del Premier, concetti chiari: “Di protezione si parla nelcontratto a tutele crescenti; il ministro Poletti ha operato sul tema della lotta alla povertà negli strumenti già noti (Decreto Lavoro, con norme in tema di maternità, apprendistato, contratti a termine, precedenza nell’assunzione dei precari – N.d.R.). Non ci tireremo comune indietro dal perseguire una strategia di protezione delle fasce deboli e in tal direzione va il nostro progetto per i nidi e per la protezione dell’infanzia, il cui disegno di legge e’ fermo in Senato”.

Là dove, cioe’, il Governo sarà impegnato in tema di riforma degli ammortizzatori sociali, riordino dei rapporti di lavoro, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro

Da parte del Presidente del Consiglio la piena consapevolezza che l’attuale fase di crisi sta allargando il divario Nord/Sud del Paese anche in relazione al disagio familiare connesso alla strutture riservate ai più piccoli. “Il progetto dei mille asili-nido ci sta molto a cuore”, ha chiosato il Premier.

Nel count-down che porterà a Maggio 2017, data ultima di bilancio definitivo del Governo Renzi, di ulteriori misure assimilabili a quelle da noi evocate però non ve ne saranno. Si vedrà se e come le opposizioni parlamentari – compresa la Sinistra del Pd con i vari Civati e Mineo – riusciranno a incidere sulle scelte politiche già avviate; la cosa in verità non appare affatto semplice. Ci si potrà baloccare sulla natura del percorso politico di Matteo Renzi, esponente sì dell’ala cattolica del Partito Democratico ma con visioni tipicamente liberali. Dunque con una impostazione che mal si adatta ai programmi di certa ‘altra’ Sinistra e dell’associazionismo vicino ai più poveri. Trastullo puramente accademico.

Che comunque occorra fare dell’altro, il Premier e’ conscio: “L’Italia necessita di ammortizzatori sociali semplificati e di un mercato del lavoro simile a quello della Germania. Oltre che di una formazione professionale efficiente ed efficace come quella del Trentino-Alto Adige”.

In ogni caso, di quanto previsto dalla Commissione Onofri nell’oramai lontano 1997; di quanto invocato dalla Commissione Europea che nel 2008 parlava nella raccomandazione 867 di ‘modernizzazione della protezione sociale’; di quanto scritto nella Risoluzione dal Parlamento Europeo nell’Ottobre 2010 sul reddito minimo, rimarrà un bel nulla. L’Italia di fatto continuerà restare fuori dal novero dei Paesi che nella stessa Europa ritengono ineliminabile un percorso di tutela appunto definito da strumenti simili protezione sociale.
E nonostante fior di economisti – ad esempio Tito Boeri, Fabio Berton, Emanuele Ranci Ortigosa, Pietro Garibaldi, gli studiosi di BIN Italia – si siano apertamente schierati a favore del RMG. Anche certo associazionismo cattolico, da sempre fautore del QF, dovrà continuare a sognare.

Il Premier in conferenza-stampa ha sottolineato di nuovo come gli 80 euro siano una misura “Che ha ridotto le tasse e che nessun altro Governo aveva mai attuato prima”; una misura “Importante per aiutare il ceto medio”. Per Palazzo Chigi quel che di più verrà portato a termine sarà sempre “Nel contesto del 3% e del Patto di Stabilità. Vi saranno i 200 miliardi che verranno dati alle banche per essere poi girati a famiglie e imprese e noi vigileremo affinché ciò accada”. Quindi i 300 md di investimenti di cui parla il piano di Juncker (PPE) ed al quale Renzi crede con fiducia.

Non appaia cinismo, ma dalle parole pronunciate si tratterà solo di aspettare il 2017 per capire in quali condizioni l’Italia vi arriverà. Un anno, il 2017, che si porta in eredità un numero un po’ funesto…

Articolo tratto da PrismaNews del 1 settembre 2014

Altri articoli

SEGUICI