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Scozia: il Consiglio comunale di Glasgow chiede fondi per sperimentare il reddito di base

Alla fine di ottobre 2020 il Consiglio Comunale di Glasgow ha votato una mozione per chiedere al governo scozzese e del Regno Unito di finanziare un progetto sperimentale di un reddito di base incondizionato. La proposta è stata avanza da Ricky Bell (tesoriera comunale) che ha dichiarato che “la creazione di un reddito di base sarebbe un traguardo storico quanto l’introduzione nel Regno Unito del Servizio Sanitario Nazionale”. Ha aggiunto inoltre che “un reddito di base rappresenterebbe un pagamento con cadenza regolare in maniera incondizionata ad ogni cittadino” residente in città. “Il reddito di base non è una panacea per guarire tutti i mali, ma sarà un passo avanti verso una Scozia molto più equa”, ha aggiunto. “Quando volevamo fondi per salvare le banche durante il crollo del mercato azionario, li abbiamo trovati. Quando volevamo fondi per fare la guerra illegale all’Iraq, li abbiamo trovati. Ma quando pensiamo di dare del denaro per creare una vita migliore per i nostri cittadini non riusciamo a trovarlo”.

Kim Long dei Verdi scozzesi, che sostengono con forza l’iniziativa del Consiglio comunale, ha dichiarato che il loro obiettivo è “combinare il reddito di base con una tassazione progressiva, in modo che i più ricchi contribuiscano molto di più alle casse pubbliche”.

Secondo i promotori un reddito di base sarebbe il modo più efficace per ridurre la povertà, perché è il modo più diretto e trasparente. Esiste “un aumento enorme della povertà tra i lavoratori” dicono, ed “il paese dovrebbe iniziare a pensare in modo più creativo al nostro rapporto con il lavoro”. La “rete di sicurezza di un Reddito di base permetterebbe alle persone di trasformare i loro hobby in attività commerciali, di tornare a scuola o all’università per studiare, di rimanere a casa per crescere i propri figli, di occuparsi dei genitori anziani o diventare volontari nelle loro comunità”, ha ribadito Ricky Bell.

Per maggiori informazioni vedi  l’articolo del Glasgow Times.

 

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