Lo slogan di questo XXI Simposio, “Mettere la vita al centro”, ci è sembrato stimolante quando si è trattato di mettere in discussione le regole del gioco che le nostre vite si giocano sotto la dominante logica neoliberista ed eteropatriarcale. Mettere la vita al centro dell’analisi permette di avvicinarsi da altre prospettive, portando in primo piano la situazione di tante persone che sono costrette a vivere la propria vita ai margini della dignità.
Il reddito di base è uno strumento che, nell’ambito del rafforzamento del welfare state, consente di porre un certo limite alla povertà e agli enormi problemi correlati e ad essa connessi. Ecco perché ci interessava tenere conto della percezione di questa proposta di coloro che lavorano direttamente con le persone più vulnerabili. Con i gruppi del terzo settore abbiamo condiviso una dinamica molto facilitante come il “Café del Mundo”, in un clima di fiducia e interazione che ci ha permesso di vedere come la proposta di un reddito di base, sebbene non sconosciuta, richieda ancora un processo pedagogico di avvicinamento, a partire dal suscitare l’interesse di molti enti che, probabilmente a causa delle proprie urgenze, non hanno potuto fare un’analisi di questa proposta. In relazione al campo multidisciplinare delle professioni sociali – psicologia, lavoro sociale, educazione sociale – va notato che hanno preso parte a una tavola rotonda in cui hanno messo fortemente in discussione i redditi condizionati e la grammatica di un sistema che rafforza l’esclusione sociale quando la sua responsabilità è proprio quella di combatterla. In un tono critico generale – poco compiaciuto della propria pratica professionale, talvolta ancorata al welfare e alla cultura del sospetto individuale sull’origine delle disuguaglianze – mettono sul tavolo le tante contraddizioni di un sistema che avvolge i professionisti sociali in un pantano burocratico , impedendo loro di sviluppare l’etica della cura e dell’attenzione alla persona che i loro codici deontologici esigono in questa fase del XXI secolo. Ci rallegriamo del fatto che, oltre alla collaborazione dell’Associazione Galiziana degli Educatori Sociali, abbiano partecipato attivamente anche le Associazioni di Psicologia e di Lavoro Sociale, proiettando una visione molto fiduciosa di un cambiamento del paradigma professionale, associato al raggiungimento di un diritto sociale come quello rappresentato dal reddito di base universale ed incondizionato.
Tra i fatti che meritano di essere evidenziati c’è l’aumento del numero delle donne tra le relazioni esposte e gli interventi al dibattito. Si trattava di un obiettivo posto dall’organizzazione, più che raggiunto, e che, a nostro avviso, ha facilitato anche un approccio ai diversi temi da un punto i vista legato alle evidenze scaturite dall’analisi della vita quotidiana, sul modo in cui le vite sono influenzate da mandati sociali che devono essere messi in discussione. Oltre al tavolo del femminismo, lo sguardo ha attraversato molti altri temi. Il diritto ad avere i propri progetti di vita, con la sicurezza che questi derivano dall’avere un reddito di base che permetta di agire in autonomia, è stato il denominatore comune, il punto di convergenza dei diversi interventi: l’autonomia per non sentirsi sfruttati sul posto di lavoro; poter scegliere partner per diversi percorsi di vita basati sulla libertà e non sulla necessità; perché la creatività – individuale e collettiva – possa germogliare e nutrirsi. Questa idea era molto presente alla tavola rotonda incentrata sulla sfera culturale, che è precaria e soggetta a codici non scritti di relegazione sociale.
Questa 21a edizione del Simposio è stata supportata da buoni numeri sulla partecipazione: 355 persone, 146 di persona e 209 online, di cui possiamo confermare che 300 persone sono state attente allo sviluppo delle sessioni in un formato o nell’altro. In media, circa 80 persone hanno partecipato a ciascuna delle attività. Va sottolineato che è stato molto gratificante raggiungere una convivenza di gruppo di un certo grado di fiducia e complicità. Si è mantenuto l’interesse per gli interventi e per approfondire le linee di lavoro delle persone e dei loro gruppi di riferimento per far conoscere il reddito i base. La creazione di questa atmosfera di complicità è stata aiutata dalla condivisione di caffè, pranzi, cene e spazi, come il Paraninfo dell’Università, che si apre su un magnifico paesaggio marittimo che ci ha invitato a immaginare altre vite possibili.
Per quanto riguarda l’impatto del lavoro di rete, i numeri, in relazione a quanto investito, mostrano l’importanza di avere una campagna professionale di diffusione e maggiore portata. Sebbene ci sia stato lavoro di volontariato, è stato sviluppato da profili professionali, che hanno ottimizzato e massimizzato la portata della campagna, adattandosi alle risorse ridotte che avevamo a disposizione. 71.471 persone sono state raggiunte e hanno visualizzato la pubblicità del Simposio, e in soli 16 giorni abbiamo raggiunto 631 visite alla pagina di registrazione e 215 registrazioni di partecipazione al Simposio attraverso le reti. Potremmo riassumere, in cifre lorde, che per ogni 1,5 – 2€ investiti nella campagna di networking (senza dimenticare che c’è stata una parte importante di volontariato) abbiamo realizzato una iscrizione di partecipazione al Simposio.
Vorremmo menzionare con gratitudine l’importanza di aver contattato e coordinato con Nerea Pérez de las Heras, co-conduttrice insieme a Inés Hernand, di uno dei podcast più seguiti nel paese, “Saldremos Mejores”, la presenza di due dei i nostri relatori, Mayte Quintanilla e più brevemente Sergi Raventós, nel suo programma specificamente dedicato al Reddito di Base (https://youtu.be/WGCM017LLa8 ), con più di 20.000 visualizzazioni. Podcast in cui è stato esplicitamente pubblicizzato il nostro Simposio. L’aver optato per la possibilità di seguire il Simposio anche in streaming ci ha permesso di avere la registrazione completa di tutti gli interventi, in modo da poterli seguire in differita man mano che i contenuti venivano pubblicati sul web ( https://youtu. essere/YisODLIS6wM) e (https://youtu.be/CK8izKabRZQ ), con circa 900 visualizzazioni ciascuno sulla piattaforma YouTube, solo una settimana dopo l’evento di A Coruña. Da segnalare anche la creazione di un gruppo Telegram denominato “XXI Symposium Basic Income Network” con più di 80 membri, che genera partecipazione e dibattito e riunisce diversi collettivi nazionali focalizzati sul Reddito di Base.
Dal Basic Income Collective di A Coruña siamo molto grati a tutte le persone che hanno accettato di partecipare al Simposio come relatori, sia a coloro che sono riferimenti indiscussi sul tema del reddito di base, sia a coloro che non hanno ancora avuto molta esperienza nel settore ma hanno osato riflettere su questa proposta e presentarci le loro riflessioni. A coloro che sono venuti da fuori Galizia, e agli uomini e donne galiziani che hanno mostrato la nostra realtà così com’è. Ci è sembrato che, sebbene richiedesse un certo sforzo in più per comprendere realtà diverse, fosse una buona idea conoscere riflessioni basate su contesti di vita diversi e lontani. Siamo stati molto grati a Victor Grande, comico, mago e cantante, che ci ha regalato un torrente di risate ed è stato in grado di creare un inno per canticchiare i vantaggi del reddito di base incondizionato ed universale.
Mettere la vita al centro, con il cuore tra le dita, come si evince dal manifesto, ha permesso di aggiungere alla vicinanza delle idee la complicità emotiva. Grazie, a tutte le persone che in un modo o nell’altro lo hanno reso possibile.
C’è ancora molta strada da fare per realizzare un reddito di base come diritto di cittadinanza. Abbiamo bisogno della conoscenza e della complicità di tante persone e gruppi che non sono ancora a conoscenza della proposta o che la respingono. Occorre, quindi, articolare una rete che prolunghi le iniziative territoriali che vengono prese e le analisi che stiamo condividendo in questi giorni”.