Parlando ad una folla di giovani sostenitori a New York, il 44enne imprenditore che si occupa di nuove tecnologie, ha citato alcuni filosofi e la storia americana, spiegando perché il suo piano non è così folle come sembra.
“Uno stato americano ha già approvato un dividend (Permanent Dividen Fund) in cui già oggi tutti i cittadini ottengono duemila dollari l’anno, quale stato è?” ha chiesto alla folla Mister Yang.  La folla ha risposto: “l’Alaska!” e di nuovo Yang ha chiesto: “E come fanno a finanziarlo?” a questa domanda le persone al comizio hanno risposto “Con il petrolio!” ed ancora Yang ha chiesto loro “E qual è il petrolio del 21° secolo?” e di nuovo la folla ha risposto “La tecnologia!”
Il candidato alle presidenziali americane infatti propone di tassare le grandi società tecnologiche come Amazon e Facebook per finanziare un reddito di base. Secondo Yang “il mondo della tecnologia in cui si vivrà entro pochi anni, grazie alle nuove tecnologie, produrrà la parte di decine di milioni di posti di lavoro. I self-service elimineranno il lavoro di McDonalds, i camionisti saranno sostituiti da robot, portando a un collasso nell’infrastruttura – alberghi lungo la strada, stazioni di servizio e commensali – che sono spuntati in tutto il paese per servire proprio i conducenti dei camion. Cosi come Amazon sostituirà molti posti di lavoro con i nuovi robot. Quindi, per affrontare il crollo dei posti di lavoro nei servizi e nella grande industria”, Andrew Yang propone un reddito di base incondizionato e per sostenerlo propone di usare lo stesso meccanismo, con l’industria petrolifera, come fatto in Alaska, dal 1982,  solo che ad essere tassate sono le compagnie tecnologiche.
“Stiamo affrontando un’ondata di automazione che eliminerà il 20-30% dei posti di lavoro americani nei prossimi 11-20 anni”, ha affermato Yang. “Donald Trump non è la malattia. Lui è un sintomo” dice ancora il candidato presidente.
In un fiorente campo di candidati alla presidenza, Andrew Yang al momento si trova all’incirca al 12° posto. Dovrebbe riuscire a compiere un miracolo per superare i principali candidati democratici in campo, tra cui sei senatori e un ex vicepresidente.