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Stati Uniti: Stati contro città che sperimentano il reddito di base

Lo stato americano dell’Iowa ha promulgato una legge che vieta ai governi locali di adottare programmi di reddito di base. Sviluppi simili in Arkansas, Idaho e South Dakota. In Texas, dopo che i legislatori non sono riusciti a far adottare una propria legge, il procuratore generale dello stato ha presentato un caso per impedire alla contea di Harris di lanciare il progetto pilota sul reddito di base che i suoi funzionari avevano autorizzato. Dichiarando il progetto pilota come “incostituzionale”, il procuratore generale ha portato il caso fino alla Corte Suprema del Texas. Che cosa sta succedendo qui? E perché sono importanti le complessità della politica americana locale, apparentemente oscura? Per rispondere a queste domande, dobbiamo esaminare il potenziale radicale che il reddito di base ha nel rimodellare le nostre relazioni sociali. Definito come un pagamento regolare in contanti concesso incondizionatamente a tutti, il suo scopo è quello di fornire un livello base e permanente di sicurezza economica per tutte le persone indipendentemente dal lavoro, riconoscendo che se ci mancano i soldi o i mezzi per farcela nel mondo del mercato allora siamo in grossi guai. In teoria, le ragioni a favore del reddito di base sono ben sviluppate ed argomentate. Si basano sulla premessa intuitiva che garantire la sicurezza economica di base delle persone mitigherà gli effetti di molteplici dei mali sociali e aiuterà a migliorare il benessere individuale e sociale. Moralmente si fonda su due verità storiche. In primo luogo, non tutta la ricchezza è stata “guadagnata”: l’abbondanza è stata spessp frutto di sfruttamento, o riprodotta attraverso privilegi ereditati. In secondo luogo, la povertà è politica piuttosto che personale: riguarda la posizione in cui ti trovi nel ceto sociale piuttosto che chi sei e cosa fai. In poche parole, quindi, povertà e ricchezza riguardano entrambe il potere – storico e contemporaneo – e il modo in cui questo si manifesta nella vita quotidiana delle persone. L’idea alla base del reddito di base è riequilibrare tale potere, ridistribuendolo, da coloro che hanno molto per garantire che tutti abbiano abbastanza. Questa tesi morale è rafforzata da decenni di ricerca condotta dagli studiosi per dimostrare che i mali sociali di ogni tipo hanno le loro radici nella povertà. Dalle malattie fisiche e mentali all’abuso di droga, dalla questione dei senzatetto alla criminalità molti dei problemi che affrontiamo sono legati alla povertà. Allo stesso modo, sappiamo che il lavoro precario, povero e lo sfruttamento, così come la violenza domestica sono più facili da sostenere e più difficili da contrastare quando le persone non hanno la “libertà di dire no” che proprio una garanzia economica permette. Fondamentalmente, questi casi morali e teorici hanno ricevuto un enorme sostegno negli ultimi anni, grazie a un’ondata di progetti pilota e sperimentazioni di reddito di base che si sono diffusi in tutto il mondo, ed in particolare negli Stati Uniti, dove ne sono sorti stati realizzati circa 150 dopo la pandemia di COVID-19.

Stimolate dal primo progetto pilota guidato da un sindaco a Stockton, in California, nel 2019 e finanziate in gran parte dai fondi di soccorso per il COVID-19 distribuiti dal governo federale, le autorità locali di tutto il paese hanno sperimentato il reddito di base incondizionato come intervento di politica sociale a monte che potrebbe costituire la base di un nuovo modello di welfare. I risultati di questi progetti pilota sono notevoli: miglioramenti nel benessere fisico e mentale, nell’istruzione, nell’imprenditorialità, nella salute infantile, nella riduzione dello stress, della depressione, dei senzatetto etc. Questi progetti sperimentali hanno fornito prove sufficienti per sostenere l’efficacia dei programmi di reddito di base.

Accanto a questi progetti pilota, negli Stati Uniti si è sviluppato un movimento che chiede l’adozione del reddito di base come politica nazionale. Questo movimento comprende influenti organizzazioni progressiste, istituzioni accademiche, organizzazioni di base e persino una coalizione nazionale di sindaci, che si sono tutti mobilitati attorno alla visione di un reddito di base per tutti entro il prossimo decennio. Questo movimento è così ben sviluppato che i sondaggi suggeriscono che la maggioranza degli americani ora è a favore di una qualche forma di reddito di base. La crescente popolarità di questa proposta di politiche sociali sta spaventando i legislatori conservatori, i lobbisti politici e i loro sostenitori miliardari. Riconoscono il potenziale di questo movimento in questo momento, in particolare nella sua spinta a snaturalizzare la povertà, la ricchezza e le basi sociali di ciascuno. Vedono il pericolo intrinseco che un reddito di base a finanziamento progressivo rappresenterebbe per la loro ricchezza in continua crescita. E avvertono, forse anche intuitivamente, la minaccia al loro potere immanente in un popolo capace di sopravvivere senza doversi sottomettere alla tirannia del mercato. Quindi ora stanno agendo, in modo classicamente machiavellico, per respingere la minaccia al passo. Questo è il motivo per cui in tutti gli Stati Uniti, stiamo assistendo a numerosi sforzi degli Stati, per eliminare i programmi di reddito di base, come la sfida legale del procuratore generale in Texas.

L’ eccezionale lavoro investigativo del ricercatore e sostenitore del reddito di base Scott Santens, mostra che una delle organizzazioni che sostengono la reazione contro il reddito di base è la Foundation for Government Accountability (FGA), che sostiene anche cause come il divieto dei pasti scolastici gratuiti e la prevenzione sanitaria. Com’era prevedibile, la FGA è finanziata da miliardari iperconservatori come Richard e Liz Uihlein, descritti dal New York Times come “la coppia conservatrice più potente di cui non avete mai sentito parlare”. Anche la “ricerca” della FGA sul reddito di base è, prevedibilmente, non degna di questo nome. La sua pubblicazione di punta – “Perché gli Stati dovrebbero vietare i regimi di reddito di base universale” – contiene solo una citazione accademica sottoposta a peer review e riproduce numerosi luoghi comuni screditati, inclusa l’idea che il reddito di base “scoraggi il lavoro”, che le prove, raccolte da numerosi ricercatori e studi ufficiali, respingono in modo schiacciante. Ad esempio, i risultati del più grande studio sul reddito di base che ha coinvolto 200 villaggi keniani hanno mostrato che la distribuzione dei pagamenti mensili non ha portato i beneficiari a lasciare la forza lavoro ma ha promosso la scelta professionale. Tali studi e articoli accademici non sono entrati nella “ricerca” di FGA perché il suo scopo non è produrre tesi difendibili dal punto di vista scientifico, ma piuttosto sviluppare armi discorsive necessarie come parte della strategia egemonica complessiva della classe dei miliardari americani. Da questo punto di vista, la crescente battaglia contro il reddito di base può essere vista come una sorta di caso di studio sull’egemonia in atto, un classico esempio sia degli strumenti che i potenti utilizzano per mantenere la propria posizione, sia dei momenti in cui scelgono di utilizzarli. Per i progressisti, questo può significare solo una cosa: che il reddito di base potrebbe essere un’idea il cui momento è giunto.

Articolo tratto da Al Jazeera

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