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Studio: Il reddito di base per la popolazione potrebbe raddoppiare il PIL globale e ridurre le emissioni di carbonio.

L’istituzione di un reddito di base per l’intera popolazione mondiale potrebbe aumentare il prodotto interno lordo (PIL) del 130% e per contribuire a finanziarlo, un’opzione sarebbe quella di imporre una tassa sull’inquinamento e le emissioni di anidride carbonica che servirebbe anche a ridurre il disastro ambientale. Uno studio pubblicato da Cell Reports Sustainability e firmato da un team internazionale ha condotto un’analisi su 186 paesi per esaminare il potenziale impatto del reddito di base come duplice soluzione per la sostenibilità ambientale e la resilienza sociale. Il team ha stimato che fornire un reddito di base alla popolazione mondiale di 7,7 miliardi di persone costerebbe 41 trilioni di dollari. Un reddito di base per l’intera popolazione mondiale potrebbe aumentare il PIL globale di 163 trilioni di dollari, pari a circa il 130% del PIL attuale. Secondo l’analisi, ogni dollaro speso per l’implementazione del reddito di base può generare fino a 7 dollari di impatto economico. “Se dai a qualcuno un dollaro, spenderà parte del denaro per comprare cibo o pagare l’affitto”, secondo il team. I ricercatori ritengono che “l’applicazione del reddito di base è fattibile e potrebbe essere una soluzione per affrontare la doppia sfida di ridurre la povertà globale e il degrado ambientale”. Inoltre, con “le giuste strategie può rafforzare le economie in tempi di crisi”, osserva lo studio.

Lo studio cita alcuni esempi, come l’Indonesia, dove i villaggi che hanno ricevuto forme di cash transfer (simili ad un reddito di base) hanno contribuito a una “sostanziale riduzione dei tassi di deforestazione”. Il team ha anche studiato le modalità per finanziare il reddito di base e ha calcolato che tassare coloro che inquinano con la CO2  potrebbe generare circa 2,3 trilioni di dollari all’anno, sufficienti a fornire un reddito di base almeno a tutte le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà nei paesi meno sviluppati. Inoltre, suggeriscono altre opzioni di finanziamento, come una tassa sull’inquinamento da plastica o il reindirizzamento dei sussidi al petrolio, al gas, all’agricoltura e alla pesca per finanziare il programma. “Non è facile implementare le tasse sul carbonio, ma ciò non impedisce ai nostri accademici di riportare le prove in nostro possesso. Inoltre, non stiamo tassando tutti, ma solo coloro che inquinano l’ambiente. Dovrebbero pagare per il danno che hanno causato”, ha detto il primo autore dello studio Rashid Sumaila, dell’Università della British Columbia a Vancouver, in Canada.
Secondo Sumaila, il reddito di base può anche essere un programma proattivo. Quando si verificano crisi come pandemie o disastri naturali, le comunità possono essere più resilienti.

In un commento sullo studio, l’economista David Castells-Quintana, dell’Università Autonoma di Barcellona, ​​ha ritenuto che, pur apportando un contributo con un approccio globale, “la fattibilità e gli impatti specifici di uno studio per il reddito di base, deve essere studiato più approfndimento per calarlo in ogni contesto nazionale”. Castells-Quintana ha dichiarato al Science Media Center (una piattaforma di risorse per il giornalismo scientifico) che questo tipo di analisi “è tutt’al più ‘suggestiva’, ma non dovrebbe essere intesa come prova definitiva dei benefici di un reddito di base. “Ciò richiederebbe strategie per identificare meglio gli impatti”.

Articolo tratto da Forbes

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