Da gennaio 2018, a Taiwan, è stato introdotta una nuova legge referendaria che permette ai cittadini di fare delle proposte con un numero mino di firme per ottenere un referendum. La legge ha anche diminuito il requisito di partecipazione al voto dal 50 al 25 percento. Questa modifica della legge referendaria ha portato i sostenitori del reddito di base di Taiwan a organizzare una serie di incontri per valutare la possibilità di promuovere un referendum sul reddito di base. Dopo questa modifica legislativa sono stati promossi diversi quesiti referendari e la partecipazione al voto è stata molto alta. Come i risultati dei referendum influenzeranno l’azione legislativa non è ancora chiaro, poiché non vi è alcun precedente a Taiwan. Inoltre, la legge referendaria non crea meccanismi di applicazione chiari per costringere il legislatore ad agire (tranne nel caso dell’abolizione di legge in vigore).
Indipendentemente da quanto legalmente siano vincolanti i risultati, sicuramente l’opinione pubblica ed il modo in cui si esprimerà attraverso i referendum, avrà un peso maggiore sulle scelte politiche governative. È probabile dunque che il 2020 vedrà un aumento delle proposte referendarie rispetto a quest’anno.
Per questo motivo anche i sostenitori del reddito di base stanno pensando se e come avviare una proposta referendaria. Se dovesse passare un referendum sulla garanzia di reddito, il governo di Taiwan sarebbe comunque costretto a discutere la la proposta. Il sondaggio condotto da Academia Sinica e UBI Taiwan ha riscontrato che tra il 40 ed il 47 percento dei taiwanesi sosterrebbero la proposta del reddito di base. Uno degli obiettivi dell’utilizzo del referendum , è anche quello di usare questa opzione come veicolo per far avanzare il dibattito sul reddito di base e mobilitare gruppi sociali in sostegno. Certamente, un referendum sul reddito di base attirerebbe, inoltre, anche l’attenzione regionale e internazionale. Tuttavia, un referendum sul reddito di base al momento pare prematuro senza supporto istituzionale e senza un ampio movimento di attivisti pronti a mobilitarsi. Il reddito di base a Taiwan infatti è una idea molto giovane, e le incomprensioni potrebbero far deragliare l’idea prima che un forte dibattito si possa sviluppare nella regione asiatica. Probabilmente un voto schiacciante contrario al reddito di base farebbe più danni che benefici per il movimento di Taiwan e dell’Asia-Pacifico. Certamente, il referendum svizzero ha avuto un incredibile successo nel promuovere la discussione sull’idea in tutto il mondo, anche se in sostanza non ha funzionato nelle urne. Tuttavia, sia la società civile che le reti di attivisti e sostenitori del reddito di base sono molto più maturi in Europa che a Taiwan anche se negli ultimi anni si sono svolte sull’isola asiatica diversi incontri internazionali molto partecipati e che hanno avuto un forte eco sia locale che regionale ed internazionale.