Cerca
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
standingreddito

Una Nota per il 25° Anniversario del BIEN

di Guy Standing

In occasione del 25° anno dalla nascita del Basic Income Earth network uno dei fondatori, Guy Standing, scrive questo articolo per fare il punto sulla situazione del reddito di base incondizionato e dell’esperienza della rete mondiale BIEN.

Una Nota per il 25° Anniversario del BIEN

Gli anniversari sono momenti toccanti, tappe di un viaggio, mai fine a sé stessi. Venticinque anni fa, trai il 4 ed il 6 Settembre 1986, un piccolo gruppo di noi organizzò un seminario sul reddito di base, e il 6 settembre decise di creare una rete europea, il BIEN. La memoria è offuscata, la documentazione è sparsa. Tuttavia, questo 25° anniversario è un testamento dei diversi aspetti del BIEN, ed è forse utile per riflettere sul cammino fatto finora.

E’ interessante vedere che il nucleo del gruppo che fondò il BIEN è attivo ancora oggi. Molti membri del gruppo originale, compreso il sottoscritto, avevano già scritto documenti a sostegno e a giustificazione di un reddito di base prima ancora della fondazione del BIEN. A quei tempi, e per molti anni dopo, eravamo considerati eccentrici, idealisti, utopici o stupidamente ingenui da molti dei nostri colleghi e amici che non facevano parte del BIEN. Ricordo che il Direttore del Dipartimento di Sicurezza Sociale dell’ILO usò l’espressione ‘sbagliata, folle e pericolosa da conoscere’ riferendosi all’idea di un reddito di base. Abbiamo sempre avuto soci con un talento innato nel dare credito a quella semplicistica denigrazione. Tant’è che né quei colleghi, né i loro insulti hanno offuscato la luce.

Dubito che qualcuno di noi avrebbe mai immaginato che il BIEN sarebbe durato più di un paio di anni. La longevità è un omaggio a tutti coloro che hanno preso parte al progetto, a coloro che ne sono usciti dopo aver avuto un ruolo importante, a coloro che dopo aver avuto ruoli di primo piano si sono poi ritirati nei ranghi e a coloro che sono andati via per poi tornare, rinnovati. Alcuni soci degli esordi sono morti ma non sono certo stati dimenticati. Alcuni dei giovani, dal viso fresco e dai lunghi capelli, che erano alla riunione inaugurale hanno spudoratamente continuato ad andare avanti e sono diventati nonni e nonne. Succede.

Nel BIEN è sempre stato vero che il tutto è maggiore della somma delle parti. La nostra rete ha sempre avuto illustri pensatori sociali, alcuni dei quali sono diventati delle personalità nei loro campi. Eppure abbiamo sempre riconosciuto che è la rete collettiva, non gli individui, a rendere il BIEN speciale. In un certo senso, a livello personale, una rete come la nostra è un esercizio di libertà associativa, in quanto il carattere volontario non retribuito di quello che abbiamo cercato di fare insieme ha rafforzato ognuno di noi, in misura maggiore o minore. Avremmo mantenuto la linea se avessimo lavorato individualmente? Ne dubito.

Ciò che è stato anche stimolante è che il BIEN è sempre stato ecumenico. Molti di coloro che hanno contribuito alla sua vitalità sono profondamente religiosi e spirituali, molti altri sono atei o agnostici. Anche politicamente, abbiamo evitato il settarismo. Alcuni sono orientati a destra, altri solidamente a sinistra. La nostra carta e i numerosi individui che hanno diretto la rete testimoniano che il BIEN è sempre stata una “chiesa ampia”.  Nessuno ne è stato allontanato o è stato oggetto di insulti o disprezzo per le proprie opinioni personali. Chi voleva partecipare al dialogo è sempre stato il benvenuto.
Fin dall’inizio, vi sono state almeno due linee di pensiero che hanno dominato il nostro dibattito, una ampiamente filosofica e libertaria che vede il reddito di base come diritto ed espressione di autonomia, l’altra che considera il reddito di base come una componente di una strategia redistributiva politico-economica. Ma anche una terza linea, che è diventata sempre più importante, è sempre stata  presente ed è quella che considera il reddito di base come un mezzo per rafforzare un futuro sostenibile dal punto di vista ecologico e di genere. Forse è questa terza linea che si rivelerà decisiva per i prossimi anni.

In sintesi, una caratteristica fondamentale che descrive i membri del BIEN è che essi sono stati e rimarranno intrinsecamente anticonformisti, secondo la grande tradizione di pensiero che definisce l’essere umano. Noi tutti crediamo che ci sia un’alternativa.

Ciò conduce inevitabilmente al mezzo principale attraverso il quale il BIEN è fiorito, le nostre reti nazionali e i nostri Congressi. Queste reti hanno avuto degli alti e bassi, dipendendo a volte dalle energie di una o due persone al punto da renderle fragili come i loro protagonisti che si districano tra gli impegni della vita. Ma è stato particolarmente stimolante vedere come nuove reti siano emerse negli ultimi anni.

Questo è stato in parte associato al grande cambiamento che abbiamo apportato al nome della nostra rete, quando a Barcellona nel 2004, dopo lunghi confronti e discussioni, decidemmo di formalizzare la realtà cambiando nell’acronimo BIEN il significato della lettera “E” che passò da ‘European’, ossia rete Europea a ‘Earth’, ossia rete ‘Mondiale’, riconoscendo che una quota crescente dei nostri membri provenivano da paesi esterni all’Europa. Guardando indietro, sembra ovvio che il cambio del nome dovesse essere fatto.

A quel tempo, però per alcuni di noi quel passaggio non era affatto ovvio. Alcuni temevano che la nostra attività ne avrebbe risentito, altri temevano, come era ritenuto giusto,  che se avessimo alternato i nostri Congressi tra una città europea e una al di fuori dell’Europa i membri della rete avrebbero potuto permettersi di partecipare a un congresso ogni quattro anni. Il primo timore si è dimostrato infondato; il secondo ci ha dato una maggiore responsabilità nel raccogliere fondi per permettere a tutti coloro che lo desiderano di partecipare ai nostri Congressi.

Per quanto riguarda le reti, sono state impressionanti l’audacia e la vitalità che ha caratterizzato la seconda generazione. E’ spiacevole scegliere reti specifiche, ma oltre ai nostri meravigliosi affiliati in Brasile e Argentina, è stato emozionante vedere la nascita del BIN-Italia, del BIKN in Corea, del BIJN in Giappone e dell’USBIG in Nord America. Il mio sogno in questo momento è quello di vederne nascere uno in India. In questo immenso e meraviglioso paese, il dibattito sulla sicurezza del reddito è diventato improvvisamente molto attuale.

Per quanto riguarda i nostri Congressi, sono sicuro che molti di noi, di volta in volta, si sono scervellati per organizzarli. Gli organizzatori di turno hanno sempre iniziato con un senso di trepidazione. Chi svolgerà tutto il lavoro che c’è da fare? Dove prenderemo i soldi per farlo? Quali dovrebbero essere i temi trattati nel Congresso? Chi saranno i nostri relatori nell’assemblea plenaria? Ci saranno interventi di qualità?

Praticamente ogni Congresso ha avuto i suoi momenti di crisi durante la fase organizzativa. Eppure tutti hanno avuto luogo, e una valutazione della loro evoluzione e del loro contenuto sarebbe  un argomento affascinante, magari per un dottorato di ricerca Vorrei solo ricordare i luoghi dove abbiamo tenuto i nostri Congressi a partire dal primo a Louvain-la-Neuve del settembre 1986. In ordine cronologico sono stati tenuti ad Anversa, Firenze, Londra, Parigi, Amsterdam, Vienna, Berlino, Ginevra, Barcellona, Città del Capo, Dublino e San Paolo. In ogni caso, coloro che hanno svolto l’incredibile mole di lavoro preparatorio meritano credito enorme.

In ogni congresso ci sono stati contributi meravigliosi, spesso provenienti dai nuovi arrivati, a volte da politici o personaggi illustri. Chi potrebbe dimenticare il toccante intervento dell’Arcivescovo Desmond Tutu al Congresso di Città del Capo? Naturalmente, nessun membro del BIEN aveva niente a che fare con il contenuto del suo discorso. E ‘stata la sua capacità oratoria e il suo impegno ad averci commosso. E’ quasi ingiusto metterlo in evidenza qui, poiché nel corso degli anni ci sono stati numerosi contributi appassionanti.

Al congresso di San Paolo, ricordo una chiacchierata privata con uno dei colleghi fondatori  nella quale entrambi osservavamo come fosse straordinario scoprire di aver acquisito nuove idee e interpretazioni ad ogni Congresso. Solo una piccola parte dei documenti presentati nel corso degli anni sono stati pubblicati. Ho un volume del Congresso di Ginevra di fronte a me ora. Tuttavia, probabilmente più di 600 documenti sono stati presentati nei tredici Congressi.

Quale ne è dunque la causa? Venticinque anni è stato un lasso di tempo sufficientemente lungo per perfezionare il nostro pensiero. E infatti, i progressi sono stati notevoli. In un documento scritto negli anni ’80 avevo previsto che la politica sociale sarebbe scivolata verso una politica di workfare prima che il reddito di base universale e incondizionato fosse entrato a far parte del pensiero dominante, misura indispensabile per rispondere alle crescenti disuguaglianze e insicurezze. Purtroppo, politiche di workfare sono state introdotte negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri paesi con varie modalità. Tali politiche vanno contro qualsiasi idea legittima di libertà e creano divisione. Possono crescere in maniera sempre più preoccupante prima che ci sia una rivolta contro di esse. Ma poi, credo, verrà il nostro tempo.

A tale proposito, si potrebbe riflettere su tre citazioni che mi hanno accompagnato durante questi venticinque anni. La prima è un bel aforisma di Barbara Wootton:
“E’ dai campioni dell’impossibile piuttosto che dagli schiavi del possibile che l’evoluzione trae la sua forza creativa.”
Conosciamo tutti la sensazione nel sentirsi dire che il reddito di base è una cosa impossibile. Di solito, ad affermarlo sono sia persone che presumono che sia impossibile perché non è mai stato sperimentato che persone che non vogliono che sia possibile, perché potrebbe significare meno privilegi per se stessi o per la loro casta.

La seconda citazione è di William Morris, che nel suo libro News from Nowhere ha dimostato essere uno dei primi sostenitori del reddito di base. La citazione non è tratta dal suo famoso libro, ma risulta comunque essere estremamente pertinente.

“Io …. ho riflettuto su come gli uomini combattono e perdono la battaglia, come la cosa per cui hanno combattuto si realizzi nonostante la loro sconfitta, come quando essa si realizza non si rivela essere quello che intendevano e come altri uomini devono lottare per ciò che i primi intendevano ma sotto un altro nome.”

Queste parole furono scritte nel 1886. Cosa racchiude un nome? Probabilmente, la maggior parte di noi nel BIEN ha usato termini che potrebbero funzionare meglio del familiare reddito di base – ‘dividendo sociale’, ‘reddito di cittadinanza’, ‘basic income grant’ (BIG), e così via. Nel Regno Unito al momento, il nuovo credito universale del governo non è un reddito di base, ma potrebbe essere visto come un passo importante in direzione di quello che potremmo considerare un reddito di base.

La terza citazione è di un compagno di viaggio sconosciuto. Nel 1947, un piccolo gruppo di 36 anticonformisti, guidati da Friedrich Hayek, convocò una riunione a Montreux e fondò la Mont Pelerin Society. La loro ideologia non interesserebbe la maggior parte dei membri del BIEN. Tuttavia, per più di 30 anni si sono incontrati, hanno scritto e fatto pressioni, per lo più ignorati o considerati con disprezzo dai circoli convenzionali. Nella prefazione all’edizione del 1982 del suo famoso Capitalismo e Libertà, Milton Friedman, che era un giovane economista che prese parte a quella riunione del 1947, ha scritto:

“La nostra funzione principale è quella di sviluppare alternative alle politiche esistenti, per mantenerle in vita e disponibili fino a quando l’impossibile politico diventi il politicamente inevitabile”.

Un personaggio sicuramente astuto, dal momento che da allora il suo pensiero è diventato parte del Washington Consensus. Nessuno di noi pensa di essere analogo alla Mont Pelerin Society, una’organizzazione apertamente politica, ma dopo decenni di indifferenza, più di otto dei suoi 36 soci fondatori hanno ricevuto premi Nobel per l’economia. A questo punto, visto come vanno le cose, potremmo presentare le nostre candidature lunedì. Non si sa mai!

Più in generale, il fatto che le idee passano dall’essere ignorate all’essere dominanti solo dopo 30 anni mi ha, non a sorpresa, affascinato negli ultimi 25 anni. Si potrebbe dire che il reddito di base è una di quelle idee che Albert Hirschmann aveva in mente quando diceva che ogni volta che una nuova idea progressista emerge è soggetta a tre reazioni – l’affermazione di inutilità (che sarebbe inefficace), l’affermazione di pericolo (che metterebbe in pericolo altri obiettivi) e l’affermazione di perversità (che avrebbe conseguenze indesiderate). Sicuramente abbiamo affrontato queste affermazioni e continuiamo a farlo. Ma sempre meno persone si fanno convincere da queste affermazioni.

Poiché ci vogliono 30 anni prima che un’idea si esprima al meglio, mi sento intimamente ottimista sul fatto che abbiamo superato la curva.

Perché questo? In primo luogo, nei cosiddetti paesi ricchi le politiche sociali sono allo sbando, mentre l’insicurezza e le disuguaglianze sono diventate pervasive, minacciando la stabilità sociale della società. Il precariato è diventato centrale, è ogni giorno sempre più arrabbiato e alienato e riempie le piazze delle città in numerosi paesi.

In secondo luogo, negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a notevoli passi in avanti nei paesi in via di sviluppo. Qui dobbiamo ammettere che, guardando agli anni ’80, non avevamo previsto lo straordinario progresso che il dibattito sul reddito di base avrebbe avuto nell’immediato futuro. Eppure negli ultimi dieci anni, in particolare, in Africa, Asia e America Latina le forme di trasferimento monetario a carattere non contributivo sono diventate estremamente diffuse. Abbiamo visto la diffusione dei cosiddetti trasferimenti monetari condizionati in America Latina e altrove.

Questi sistemi di assistenza economica non corrispondo al reddito di base, poiché sono selettivi, mirati e condizionati. Tuttavia, hanno legittimato il pagamento di denaro a cadenze mensili come veicolo per ostacolare la povertà e l’insicurezza. Il compito ora è più semplice – dimostrare definitivamente che sistemi mirati, selettivi e condizionati sono profondamente sbagliati. Ogni giorno se ne possono trovare sempre più prove e si può vedere che eminenti policymaker perdono fiducia nell’uno o nell’altro di questi tre elementi. La condizionalità è la peggiore delle sfide che fronteggiamo. E’ pervasiva e parte integrante della nuova ortodossia di politici e di alcuni organismi finanziari internazionali, specialmente la Banca Mondiale.

Mentre la lotta continua a mostrare che la condizionalità è un elemento paternalistico, che crea divisioni e si oppone  all’idea di libertà e uguaglianza, una rivoluzione silenziosa è in atto – il reddito di base è stato accettato come opzione legittima nei discorsi sullo sviluppo. In numerosi paesi vediamo che misure simili al reddito di base sono ‘sulla carta’ o si stanno sperimentando. Tutti i membri del BIEN conoscono la legge passata nel 2004 in Brasile che impegna il governo brasiliano a implementare un reddito di base. Tutti i membri del BIEN sono rimasti  entusiasti dell’esperimento della Namibia. Ora, siamo nel mezzo di un progetto pilota in alcuni villaggi in India e in una parte di Delhi. Altri, in Brasile come altrove stanno portando avanti le nostre idee.

A livello nazionale, quei sistemi di reddito di base a breve termine sono diventati parte integrante dei programmi di aiuto seguiti allo shock ecologico e sociale. E stiamo assistendo a scelte in direzione del nostro obiettivo in paesi inaspettati, come la Mongolia e l’Iran. Non dovremmo farci trasportare da questi. Tuttavia, possono rivelarsi portatori di una svolta. Si accumulano le prove che quando i vincoli finanziari vengono sollevati le persone agiscono ovunque razionalmente nell’interesse delle loro famiglie e delle loro comunità. L’indispensabile ottimismo che alberga nel cuore di tutti i membri del BIEN è sostenuto in modo meraviglioso.

Tutto questo potrà essere utilizzato per un’analisi più ponderata in occasioni successive. Una tappa in un viaggio serve per riflettere su ciò che ci guida. Al centro, vi è un sentimento che risale a migliaia di anni – un senso di giustizia sociale. A tale proposito, mi vengono in mente le meravigliose parole di Aristotele sulla philia. Quando guardo indietro ai nostri modesti sforzi, posso solo pensare che il BIEN è stato, è e rimarrà un omaggio alle virtù dell’amicizia. Poiché ciò che lo ha mantenuto unito è uno spirito di philia cementato da un legame che vuole rendere il mondo di disuguaglianze e sfruttamento un po’ migliore per tutti coloro che vivono nell’insicurezza economica.

La lotta continua!

Guy Standing

Traduzione di Sabrina Del Pico (BIN Italia)

Altri articoli

SEGUICI